DEGRADO DEL LAGO PANTANO DI PIGNOLA: DENUNCIATA LA SITUAZIONE

Il sito d’inchiesta e d’informazione ambientale lucano “Punto eBasta”, sulla scia dell’azione che pone a difesa l’ambiente e il territorio, questa volta si è concentrato sullo stato di degrado ed abbandono in cui versa l’area del Lago Pantano di Pignola (Potenza).

Riportiamo integralmente l’intervento scritto da Luca Perri e pubblicato ieri sul sito “Punto eBasta”:

“L’area del Lago Pantano è una zona lacustre di circa 155 ettari situata nel territorio del Comune di Pignola, in provincia di Potenza.

Il lago, così come lo vediamo oggi, è il risultato di una serie di interventi dell’uomo che hanno modificato la zona paludosa originariamente presente. In particolare, nel secondo dopoguerra, complice l’intensificarsi dell’attività agricola, la zona è stata bonificata e per lo più destinata a pascolo.

La creazione dell’invaso artificiale e la tutela naturalistica – È solo negli anni ‘70, però, che esigenze di carattere industriale hanno imposto il ritorno della zona alle sue origini, con la creazione nell’arco di un ventennio, da parte del Consorzio Industriale della Provincia di Potenza, di un bacino artificiale necessario a soddisfare le esigenze idriche delle industrie (in primis, quella chimica) della vicina zona industriale di Tito.

Nel tempo, il bacino ha permesso il proliferare di numerose specie animali e vegetali ed il costituirsi di una serie di ambienti di elevato interesse e valore naturalistico.

Valore riconosciuto a più livelli, con la costituzione nel 1984 della“Riserva Naturale Lago di Pignola”(D.P.G.R. 795 del 19.06.84), l’istituzione di una Riserva Regionale protetta a partire dal 1995, l’inclusione nell’Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette del Ministero dell’Ambiente ed, infine, nell’elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) per la regione biogeografica mediterranea. Un curriculum, dunque, di tutto rispetto.

Sport, natura ed incuria – Oggi, il lago è meta di ritrovo dei tanti che decidono di dedicarsi allo sport o anche solo di concedersi una passeggiata lontano dal traffico cittadino, sfruttando la pista podistico/ciclabile lunga quasi sei chilometri che circonda l’area protetta.

Anche le famiglie sono solite frequentarlo, soprattutto nel fine settimana, per passare qualche ora all’aria aperta assieme ai più piccoli, complice la presenza di numerose strutture ricettive e dell’Oasi WWF, la cui gestione è affidata alla Cooperativa NovaTerra.

Tutte rose e fiori, insomma. Almeno pare. Come si diceva, l’area del Lago è tutta contornata da una lunga pista ciclabile, lungo la quale si aprono gli accessi pedonali e carrabili all’area lacustre, all’oasi naturalistica e alle strutture deputate al controllo e alla gestione del bacino idrico.

A fare due passi attorno al lago, tuttavia, ci si accorge subito che i varchi sono molti di più di quelli originariamente pianificati.

Sembrerebbe quasi che alcuni degli animali all’interno (o all’esterno) dell’area protetta, nel corso degli anni, abbiano forzato in più punti la recinzione che delimita, per ovvie ragioni di sicurezza, l’area.

Oltre ai cancelletti pedonali lasciati aperti*, infatti, sono numerosissimi i punti in cui la rete è stata tagliata o quella in cui interi pezzi di cancellata sono stati abbattuti, divelti o comunque forzati. Inutile dire che è evidente il disegno dell’intelletto umano in una simile, sistematica, opera.

In un punto nei pressi di uno degli edifici di controllo, il taglio nella rete è addirittura sagomato a misura d’uomo. Nessuno, però, parrebbe essersene accorto. Probabilmente, occorrerà aspettare che i nuovi inquilini sistemino tappetino e citofono all’esterno.

I punti di accesso “addizionali” – più di una ventina in totale – sono disseminati lungo l’intero perimetro e tutto lascia supporre che non ve ne siano solo di nuovi, ma che molti siano stati aperti da tempo. Alcuni di essi, oltre che dalla consueta raccolta ornamentale di rifiuti, sono ingentiliti da veri e propri sentieri che si inoltrano tra gli arbusti all’interno dell’area protetta. Il tutto col pericolo che qualche bambino ( … animale, come si è detto, la cui presenza non è rara in zona), ingenuamente entri nell’area e rischi di perdersi o – mai sia! – decida di buttarsi in acqua (che, per la cronaca, ha una profondità media di due metri e mezzo).

La situazione non è migliorata neppure in occasione dei recenti lavori di rifacimento di alcuni punti della pista pedonale e davvero in pochi, a parte l’Associazione podistica Potenza (… ed era il 2010!), parrebbero aver denunciato il problema.

A leggere un Protocollo d’intesa siglato nel 2012 da Regione Basilicata, Comune di Pignola, ASI Consorzio Industriale Potenza e WWF, a tali enti spetterebbe il compito di “garantire la vigilaza sulla presenza di eventuali minacce ad habitat o specie presenti nella Z.S.C. “Lago Pantanao di Pignola”, al fine di evitare minacce alla biodiversità”. Sarebbe, invece, di competenza esclusiva del Comune di Pignola il:

  • “garantire la pulizia e la manutenzione ordinaria dell’area e delle strade adiacenti”;

  • “valorizzare il territorio limitrofo alla Z.S.C. favorendo attività compatibili e sostenibili al fine di inserire la biodiversità in processi di green economy e micro-impresa”;

Ed infine, di competenza dell’ASI, la “manutenzione straordinaria delle strutture fisse (edifici) presenti nell’oasi”.

In attesa di comprendere a chi spetti sistemare la zona, sarebbe il caso che gli enti in questione battano un colpo. E, magari, che oltre a sistemare la recinzione, realizzino anche una bella area fitness.

* Edit: ci segnalano e riportiamo, per completezza, la presenza di convenzione col Comune di Pignola per l’accesso al lago ai fini ittici”.

Di seguito una foto della recinzione menzionata:

OASI-PANTANO1