QUAL È LA SITUAZIONE DELLE NOSTRE MENSE SCOLASTICHE? I DATI DIMOSTRANO CHE…

Cittadinanzattiva e Cia-Confederazione Italiana Agricoltori hanno lanciato un’iniziativa volta a valorizzare il territorio mediante il rapporto diretto con i produttori locali al fine di consentire un maggior controllo sulla qualità del cibo consumato nelle mense scolastiche.

I genitori rappresentano la parte più attiva del progetto perché la mensa non deve essere solo un pasto equilibrato giornaliero bensì vero e proprio fulcro di un percorso educativo più ampio.

L’indagine realizzata da Cittadinanzattiva dice che:

“La ristorazione scolastica per una famiglia con reddito Isee di 19.900 euro annui a Potenza è tra le più care dei capoluoghi italiani: 5,66 euro a pasto, abbonamento mensile 113,20 euro ed annuale 1.018,80 euro.

Più di 1 mensa su 3 non ha impianti anti incendio e elettrici adeguati, 1 su 10 è fatiscente, 1 su 5 non è abbastanza spaziosa e solo la metà risultano essere accoglienti e ben arredate.

Quasi 1 scuola su 4 è priva del tutto di un locale mensa. In circa metà degli istituti scolastici è attiva una ‘Commissione mensa’, che però non è molto conosciuta come organo di controllo e partecipazione.

L’86% dei bambini non conosce la provenienza dei prodotti, mentre fra i docenti la conoscenza è più diffusa: solo il 43% ne è ignaro, poco più della metà (56%) ritiene che sia rispettata la stagionalità dei prodotti e uno su tre dichiara che vengono usati cibi biologici.

Quasi tutti i genitori (90%) sostengono di sapere che cosa il proprio figlio/a abbia mangiato alla mensa direttamente da lui/lei ma solo il 51% ne tiene conto in relazione alla cena.

Il 90% dei docenti dichiara che vengono realizzati progetti di educazione alimentare nelle scuole, il 92% che si effettuano visite esterne alle fattorie didattiche, il 76% dichiara l’esistenza di un orto didattico a scuola, molto frequenti (93%) anche gli incontri con esperti.

Il 59% delle scuole monitorate è dotato di distributori automatici di bevande che, nell’89% dei casi, contengono the, caffè ed acqua minerale, succhi di frutta (57%), bevande zuccherate e/o gassate (45%).

Il 36% degli istituti presenta anche distributori automatici di snack: merendine (93%), biscotti farciti (73%), barrette di cioccolata (78%), crackers (85%), patatine (59%), popcorn (7%).

In nessuna scuola è stata rilevata la presenza di distributori con prodotti naturali”.

La Cia sostiene che una buona alimentazione per la salute e la crescita del bambino comincia dalla scuola.

I dati di partenza: il 37% di ragazzi di 8-9 anni in sovrappeso o obesi e già tre anni fa il Ministero aveva evidenziato come il 32,3% degli alunni delle elementari avesse problemi di sovrappeso con record del 40% in Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia.

L’impegno della Cia per la qualità e la sicurezza alimentare a tutela dei consumatori, soprattutto bambini, trova un punto di riferimento nell’accordo tra la confederazione e i medici di famiglia tesa ad un’alimentazione sana e corretta indispensabile anche per prevenire malattie, oltre che nelle fattorie didattiche e più di recente le fattorie sportive con programmi specifici di alimentazione per quanti praticano sport non esclusivamente agonistico.

La Cia, che intende intensificare le visite di scolaresche alle Fattorie Didattiche e realizzare laboratori e lezioni nelle scuole di educazione alimentare, vuole promuovere la salute e far conoscere e rilanciare la tipicità dei prodotti italiani, da tutti riconosciuti come elementi importanti per una dieta ideale quella mediterranea. Azioni tese, quindi, a prevenire e a ridurre i rischi di una cattiva alimentazione.

Di qui la necessità di rilanciare il consumo tra i bambini di frutta e verdura fresca e trasformata e di altri prodotti come succhi e spremute per contribuire alla lotta contro l’obesità infantile e migliorare le loro abitudini alimentari.

È l’obiettivo del programma europeo “Frutta nelle scuole” attuato in circa 120 plessi scolastici delle due province lucane e che interessa oltre 25 mila alunni.