TAPPA POTENTINA DI RENZI TRA FISCHI E STRETTE DI MANO: “HANNO PAURA DI PERDERE IL POSTO E VANNO AD APPLAUDIRE”

Ieri il segretario del PD, Matteo Renzi è arrivato in treno alla stazione di Tito Scalo alle ore 15:50, proveniente da Capaccio, nell’ambito del tour “destinazione Italia”.

Il personale in carrozza di questo “viaggio dell’ascolto” è composto principalmente da Millennials, giovani volontari del Pd, nati tutti dopo il 1999 e definiti dai democratici il “cuore pulsante” del tour.

Il treno è lungo 150 metri e conta cinque carrozze e un centinaio di posti a sedere, e sulla livrea del treno sono raffigurati i paesaggi del Bel Paese, che fungono da sfondo alla scritta “Destinazione Italia” e al logo del PD.

Un viaggio, lungo 8 settimane, che toccherà in tutto ben 107 città italiane, con soste da circa 90 minuti l’una, per “recuperare il dialogo con l’Italia profonda”.

La tappa al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Tito è durata meno di un’ora, giusto il tempo di visitare i laboratori e scambiare due chiacchiere con il pubblico.

In prima fila a sostenerlo: il governatore lucano, Marcello Pittella, il sottosegretario dell’istruzione, Vito De Filippo, e diversi consiglieri regionali tra cui Mario Polese.

Renzi ha detto:

“Non ci sono cittadini di serie A e serie B.

Durante questo tour mi sto rendendo conto dei problemi dei collegamenti ferroviari, bisogna intervenire.

Il Cnr di Tito è un centro di eccellenza per il Mezzogiorno, di grande livello con personale strepitoso che ci mette grande passione.

Sono sicuro che da qui usciranno cose importanti”.

Non sono mancati i fischi e le contestazioni, iniziate già ieri mattina con una manifestazione studentesca per le vie di Potenza, dove numerosi giovani hanno manifestato esibendo un grande striscione con su scritto: “Renzi Vattene”.

Il sindaco di Tito, Graziano Scavone, ha commentato così la tappa potentina di Renzi:

“La visita di Matteo Renzi al Cnr di Tito gli ha permesso di conoscere più da vicino una struttura di eccellenza lucana e nazionale nel settore della ricerca, che contribuisce in tante occasioni allo sviluppo di attività ad alto apporto di capitale umano e tecnologico e che la Regione Basilicata dovrebbe tenere in maggiore considerazione ad esempio nei programmi di ricerca e monitoraggio ambientale.

Peccato che la sua fugace presenza non sia stata colta dagli organizzatori anche come l’occasione per fargli conoscere per poi affrontare, ammesso che ce ne sia davvero la voglia, le tante emergenze produttive e occupazionali che vive l’area industriale di Tito.

Se fosse successo, il segretario Renzi avrebbe scoperto che, proprio mentre si aggirava sul territorio titese, i lavoratori di una fabbrica rappresentativa della storia della produzione metalmeccanica lucana da tempo interessata da una crisi produttiva, la ex Firema Trasporti, erano impegnati per salvaguardare produzione e livelli occupazionali in un incontro al Mise in cui sono state espresse garanzie sulle commesse e sullo sviluppo di un piano industriale aziendale in grado di riassorbire il personale precedentemente fuoriuscito;

garanzie che auspichiamo ci vengano confermate nel corso del successivo aggiornamento, sempre a Roma, del 14 novembre.

Avrebbe saputo che alcuni dei pezzi che compongono il treno su cui sta girando l’Italia con ogni probabilità sono stati fabbricati nello stabilimento di Tito, anch’esso un’eccellenza nel trasporto ferroviario, settore che qui occupa diverse centinaia di lavoratori grazie alla presenza di aziende come Hitachi (ex Ansaldo), ATP, Elleysystem, al pari del comparto nazionale interessate da processi di ristrutturazione aziendale che sarebbe utile approfondire per evitarne lo smembramento e rilanciarne la competitività sui mercati esteri.

Sarebbe stata l’occasione per confrontarsi sulle proposte da tempo presentate alla Regione dall’amministrazione comunale per rilanciare e riqualificare in termini produttivi e ambientali il sito d’interesse nazionale di Tito: misure di agevolazione per le imprese esistenti e di attrazione per nuovi investitori, magari attraverso il riconoscimento di area industriale di crisi complessa e con l’istituzione della zona franca energetica.

Insomma sarebbe stata l’occasione per far conoscere a Renzi la Basilicata che non rinuncia alla propria dignità, ma che attende segnali concreti che diano certezza di tutela ambientale e di lavoro ai tanti giovani lucani, quelli che il Partito Democratico definisce millennials, e ai loro genitori, anch’essi stanchi di continue rinunce”.

L‘eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Piernicola Pedicini, ha dichiarato:

“Renzi ieri è stato a Tito (Potenza) per il giro elettorale che sta facendo come segretario del Pd.

Oltre alle proteste e ai fischi che lo hanno accolto alla stazione, e di cui guarda caso se ne è parlato poco, va detto che la visita si è svolta in una struttura pubblica come il Cnr.

Inoltre l’incontro è stato aperto non da un esponente locale del Pd, ma dal direttore del Cnr di Tito accompagnato dai ricercatori precari della struttura.

E non è finita, dopo che Renzi è andato via, il sottosegretario De Filippo ha continuato la riunione con i precari per spiegare quello che il governo starebbe facendo per loro.

Insomma una sovrapposizione molto discutibile tra la campagna elettorale del Pd e l’uso improprio di una struttura pubblica come il Cnr.

Senza parlare dell’eventualità che per poter riempire la sala, i ricercatori precari siano stati invitati a partecipare con la speranza di sapere qualcosa sul proprio futuro.

Tuttavia, nonostante approfondiremo per verificare se ci siano stati abusi, vogliamo essere propositivi e diciamo fin d’ora al direttore del Cnr di Tito che nei prossimi giorni, anche io come eurodeputato del M5S chiederò di fare una iniziativa pubblica in quella sala per parlare dello stato della ricerca in Basilicata e in Italia. Anche in quel caso saremo lieti di far introdurre i lavori al direttore del Centro e di invitare i 200 ricercatori che vi lavorano.

Rispetto a Renzi, è sempre più chiaro che è disperato ed è costretto ad utilizzare questi escamotage per avere un po’ di gente che lo vada ad ascoltare, diversamente si dovrebbe accontentare solo dei fischi e delle proteste, o come è accaduto a Matera, di avere la presenza di quattro gatti capeggiati da parlamentari e consiglieri regionali Pd che avendo paura di perdere il posto lo vanno ad applaudire“.

Il capogruppo di Lb-Fdi Gianni Rosa ha dichiarato:

“Le due giornate di Renzi in Basilicata si sono rivelate le visite più inutili che abbia fatto un segretario di partito nella nostra terra negli ultimi quarant’anni.

E tanto sono state inutili che neanche la stampa ne ha parlato più di tanto.

La cronaca della giornata lucana di ieri ci riporta solo la triste retorica renziana del ‘diremo e faremo’.

A criticare gli interventi di ieri, ci sembra quasi di sparare sulla Croce rossa.

I ricercatori, la lentezza dei treni, temi trattati da Renzi in modo così superficiale che quasi ci chiediamo come abbia potuto fare il presidente del Consiglio per così tanto tempo.

Renzi scappa dalla Lucania e fa bene.

Ha paura dei cittadini che lo contestano e fa bene.

Dice di voler parlare dei problemi degli ultimi e non dei gruppi dirigenti.

Ma a intrattenerlo, come vassalli con il feudatario, c’era solo il ‘suo’ gruppo dirigente: due presidenti di Regione e qualche ‘Paolini’ lucano che fa capolino nelle foto.

Non è mai stato il presidente degli italiani.

E la visita di ieri lo conferma.

Si rifugia in un luogo chiuso, il Cnr e non fa altro che parlare del nulla, insieme a chi ha prodotto solo il nulla in vent’anni di governo regionale.

Renzi, De Filippo e Pittella rappresentano per l’Italia e la Basilicata il trittico del vuoto politico rappresentato da promesse non mantenute, da uomini del sistema.

E chi si aspettava delle prese di posizione sui grandi temi che coinvolgono la Basilicata è rimasto con un pugno di mosche: lavoro, ambiente, sanità.

Il vuoto, appunto. Cosa se ne dovrebbero fare i lucani di qualcuno che non spende una parola sul disastro dell’Eni, sulla mancanza di lavoro, sullo spopolamento? Le visite di Renzi sono state un grande flop pubblicitario.

Anche tutti i dirigenti di partito locali e gli amministratori intervenuti che pensavano di trarre, dai consueti ‘selfie’, una qualche dignità politica, magari il primo spot per la prossima campagna elettorale hanno preso una cantonata.

Sono sembrati ai più degli adolescenti pronti a spintonarsi per una foto. Un quadro che se non fosse stato patetico sarebbe sembrato ridicolo”.

Dopo la tappa potentina Renzi è partito alla volta di Benevento.

Di seguito una foto dell’arrivo di Renzi alla stazione e dell’incontro postate dal consigliere regionale Mario Polese.