Oggi, a Potenza, nel 1863, nasceva Ettore Ciccotti, storico, docente e politico italiano, membro sia della Camera dei deputati che del Senato.
Come fa sapere wikipedia:
“Nato nella famiglia liberale di Laura Addone e dell’avvocato Pasquale Ciccotti, proprietario terriero e più volte sindaco di Potenza, studiò nel locale Liceo Orazio e nel 1879 s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Napoli, aderendo al mazzinianesimo e all’irredentismo, e maturando un particolare interesse sia per la storia antica che per i problemi sociali del Mezzogiorno, essendo incoraggiato verso questi ultimi dall’esempio del conterraneo Giustino Fortunato.
Sposò Ernestina d’Errico, letterata e traduttrice.
Fu il Fortunato a far pubblicare nel 1889 La Basilicata nella «Gazzetta Letteraria» di Torino, scritta dal Ciccotti dopo il conseguimento della laurea e il suo ritorno a Potenza, dove esercitò l’avvocatura, mentre l’incontro con il filologo Ettore De Ruggiero, formatosi a Berlino con il Mommsen, e la sua offerta a collaborare al suo Dizionario epigrafico, lo spingevano decisamente a dedicarsi alla storia antica.
Pubblicate nel 1886 La costituzione così detta di Licurgo e La famiglia nel diritto attico, Ciccotti per un anno frequentò l’Università di Roma acquisendo la libera docenza in antichità classiche nel 1889. Vinse nel 1891 il concorso per la cattedra di storia antica presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano dove si trasferì e iniziò i corsi del 1892 con la prolusione Perché studiamo la storia antica?, pubblicata nella rivista «La Cultura», nella quale indicava l’intento che muoveva il suo insegnamento e la sua ricerca: recuperare la concretezza alla vita dei popoli antichi, i quali agivano nella realtà della vita sociale del loro tempo, con i loro bisogni materiali e i loro conflitti, del tutti simili a quelli che agitano i popoli moderni.
In primo piano, allora, doveva essere posta la rappresentazione dell’economia, dei rapporti sociali e dei diversi interessi delle classi che determinavano il loro agire politico.
A questi intenti accademici, espressi in Donne e politica negli ultimi anni della Repubblica romana e ne Il processo di Verre del 1895, corrisposero sul piano personale la sua collaborazione alla turatiana «Critica sociale» e il suo diretto impegno politico nel Partito socialista nel quale portò la sua esperienza di meridionalista e si batté in comizi e conferenze.
Proprio questo suo coinvolgimento gli causò l’ostilità degli ambienti conservatori milanesi, fino al licenziamento, nel 1897, dall’Accademia scientifico-letteraria.
Ottenne la cattedra straordinaria di storia antica nell’Università di Pavia, ma i suoi attacchi al governo e la solidarietà per gli operai dimostrata in occasione dei tragici fatti di Milano nel 1898 gli procurarono una minaccia di arresto per istigazione sovversiva, al quale si sottrasse rifugiandosi a Ginevra, ospite di Maffeo Pantaleoni.
Qui scrisse una relazione sulle vicende milanesi, La sommossa di Milano. Note di un profugo, e le sue impressioni sul paese ospitante, Attraverso la Svizzera. In queste condizioni, il Ciccotti perdeva l’incarico a Pavia.
Nel 1899 uscì Il tramonto della schiavitù nel mondo antico, precedente il suo ritorno in Italia e l’elezione nel giugno del 1900 alla Camera dei deputati dove fu rieletto in altre tre legislature. Insieme all’iniziativa, sua e di altri, di tradurre le opere di Marx, di Engels e di Lassalle, seguì nel 1901 La guerra e la pace nel mondo antico e l’incarico all’Università di Messina.
Nel decennio precedente la guerra, si andò allontanando dal partito socialista. Favorevole all’intervento, guardò con simpatia al nascente fascismo e fu ricompensato con un seggio in Senato nel settembre del 1924 e con il trasferimento, a lungo richiesto, alla cattedra di letteratura latina nell’Istituto superiore di Magistero di Roma.
Si oppose infine, e apertamente, alla dittatura di Mussolini: nel suo ultimo scritto pubblico, il Profilo di Augusto, del 1938, intuì che il regime si avviava all’avventura della guerra che definì l’inevitabile conclusione dei regimi autoritari e demagogici, e quasi una risposta alle leggi razziali furono le postume Le origini di Orazio, che il Ciccotti suggerì potessero essere ebraiche”.