Export, bene la Basilicata: è tra le regioni più dinamiche. Ecco i dati

Nel quarto trimestre 2023 il Nord-ovest e il Centro sono le ripartizioni che sostengono maggiormente la crescita congiunturale dell’export nazionale; negativa la performance del Nord-est.

La stazionarietà dell’export in valore nel 2023 riflette dinamiche divergenti a livello territoriale.

La forte crescita per il Sud è trainata soprattutto dalle maggiori vendite della Campania, in particolare di prodotti farmaceutici e autoveicoli; quella più moderata per il Nord-ovest è sostenuta dal Piemonte – grazie anche alla positiva dinamica delle vendite di autoveicoli –, mentre è modesta la crescita dell’export della Lombardia.

Marche e Lazio contribuiscono alla flessione per il Centro; Veneto e Friuli-Venezia Giulia a quella per il Nord-est.

La netta contrazione per le Isole si deve sostanzialmente alla riduzione dell’export di prodotti della raffinazione.

Nel quarto trimestre 2023 si stima una forte crescita congiunturale delle esportazioni per il Centro (+7,1%), un aumento più contenuto per il Nord-ovest (+3,1%) e il Sud e Isole (+1,1%) e una flessione per il Nord-est (-1,5%).

Nel 2023, rispetto all’anno precedente, l’export nazionale in valore risulta stazionario ed è sintesi di dinamiche territoriali molto differenziate: l’aumento delle esportazioni è marcato per il Sud (+16,8%) e più contenuto per il Nord-ovest (+2,7%), mentre si registra una flessione per il Nord-est (-1,0%) e il Centro (-3,4%) e una netta contrazione per le Isole (-21,0%).

Nel complesso del 2023, le regioni più dinamiche all’export sono:

  • Campania (+28,9%),
  • Molise (+21,1%),
  • Calabria (+20,9%),
  • Abruzzo (+13,6%),
  • Piemonte (+9,1%),
  • Toscana (+5,6%),
  • Basilicata (+5,5%).

Quelle che invece registrano le flessioni più ampie, Sardegna (-24,2%), Valle d’Aosta (-21,1%), Sicilia (-19,3%), Marche (-13,9%), Friuli-Venezia Giulia (-13,7%) e Lazio (-11,0%).

Se il comparto auto registra un recupero del 14,6% rispetto al 2022, i settori trainanti sono quelli dei macchinari e degli apparecchi elettrici.

Molto bene anche l’alimentare che sfiora il 30%.

Segno meno per il tessile, l’elettronica e flessione del 13,5% per i prodotti petroliferi raffinati.