Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di 43 lavoratori precari dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza:
“Non siamo figli di un Dio minore.
Ieri, dalla Regione, sono stati trovati dei fondi per evitare il licenziamento dei precari del San Carlo, ma non tutti i precari evidentemente ‘sono uguali’.
Perché per noi 43 (di cui 4 infermieri e 39 OSS), il cui rapporto di lavoro con l’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza supera i 36 mesi, non è stato fatto nulla.
Per noi non è prevista nessuna proroga e non sono state ritirate le lettere di licenziamento.
Praticamente dal primo dicembre prossimo siamo senza lavoro.
Rivendichiamo gli stessi diritti e chiediamo che anche per noi vengano fatti tutti gli sforzi al fine di arrivare a una soluzione.
Non è giusto che per noi, che abbiamo lavorato per più di 36 mesi consecutivi al San Carlo, ci sia il licenziamento in tronco.
Fatto ancora più grave, in quanto tra i licenziati c’è anche una donna in stato di Maternità post parto.
Si tratta di una discriminazione ingiusta e lesiva dei diritti di ciascuno, come abbiamo testimoniato già stamattina al Capo di Gabinetto della Prefettura di Potenza.
Non accettiamo questo stato di cose.
Annunciamo che metteremo in campo tutte le azioni possibili per tutelare i nostri diritti da lavoratori e da cittadini.
Chiediamo attenzione alle istituzioni di ascoltarci e trovare una soluzione immediata”.
Così il vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata, Mario Polese, sul recupero, da parte del Dipartimento regionale alla Sanità, di un residuo sulle spese del personale che ha consentito di parare l’emergenza scoppiata al San Carlo di Potenza:
“Bene la soluzione ponte per i precari del San Carlo fino al 31 dicembre in attesa che la Regione risolva definitivamente il problema di circa 70 dipendenti che avevano ricevuto lettera di licenziamento. Chiediamo però che vengano messi in sicurezza i posti di lavoro di tutti e non solo di una parte di loro.
Rimane intatto, però, il problema per altri 43 precari. Ho ricevuto stamani una nutrita delegazione dei 39 OSS e 4 infermieri che dal primo dicembre resteranno a casa. Si tratta di quel personale, oltre i 70 circa a cui è stata concessa la proroga, che hanno maturato un’anzianità di servizio presso il nosocomio potentino superiore ai 36 mesi. Sono 43 persone tra uomini e donne che non hanno ricevuto nessun tipo di rassicurazione.
Per loro, evidentemente, non sono state trovare le risorse.
Comprendo che avendo superato i 36 mesi, la normativa prevede percorsi di stabilizzazione definitiva, ma questo non può certamente essere una scusante per mandare a casa personale qualificato che ha maturato dei diritti.
Chiedo, pertanto, all’assessore al ramo, Rocco Leone, di mettere in campo tutte le azioni per non creare gravi discriminazioni.
Oltretutto, non va taciuto che questi 43 professionisti rimangono vitali per il buon funzionamento di numerose Unità operative che altrimenti rischiano di andare, come è noto, in grande affanno”.