Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa di Fit Basilicata.
Dichiara il Segretario Generale della FIT-CISL di Basilicata Sebastiano Colucci:
“Ci dispiace che i Cittadini di Tramutola dovranno sopportare un altro sciopero il 18 Novembre, ma l’arroganza istituzionale del Sindaco non possiamo sopportarla.
Questa mattina siamo stati convocato dalla Società EKA per determinare i servizi minimi durante lo sciopero del 18 Novembre 2022, una riunione paradossale dove veniva chiesto ai lavoratori di effettuare solamente 1 ora di sciopero invece delle 8 ore derivanti dalla giusta applicazione della legge 146/90 sui servizi minimi.
Non riusciamo a comprendere come si possa chiedere a dei lavoratori che ormai da quattro anni aspettano la giusta applicazione contrattuale e che ad oggi non hanno ricevuto lo stipendio di settembre di dare una mano nella raccolta anche in una giornata di sciopero.
Certo è che comprendiamo la difficoltà Aziendale che si ritrova a non poter garantire i servizi minimi, visto che i lavoratori si sono visti applicare/modificare un contratto che rientrava tra quelli governati dalla 146/90, con un contratto che non tutela in caso di sciopero il ritiro dei rifiuti finanche quelli pericolosi, ma è anche questo uno dei motivi che hanno costretto questa organizzazione a proclamare 8 ore di astensione.
È bene specificare per obbligo morale che la società ha cercato, durante la riunione, di avviare un discorso che porti alla giusta concertazione, discorso che pero ha visto la chiusura netta del Sindaco Marotta, il quale ha dimostrato il totale disinteressamento sulla vicenda.
La FIT-CISL di Basilicata ha sempre lottato e lotterà sempre contro l’arroganza di taluni amministratori, che non rispettano il lavoro di chi si alza la mattina per guadagnare 700/800€ mese, pulendo e dando un servizio indispensabile, ma forse questo non viene compreso da chi sta seduto comodamente su una seggiola del Palazzo di Città.
Infine ci scusiamo con i Tramutolesi per i disagi che ci saranno durante lo sciopero, sicuramente non addebitabili ai lavoratori, ma a ben altri soggetti, che a nostro dire non hanno a cuore la città e i suoi lavoratori”.