Potenza non dimentica Antonio, tifoso rossoblù che ha perso la vita lavorando: “Fa comodo dare la colpa al destino”

Sabato 23 Febbraio alle ore 16:30 presso la sala del museo Provinciale di Potenza, si è tenuta la presentazione del libro “Il profumo dell’anice nero” che narra di coloro che perdono la vita sul luogo di lavoro.

Impossibile dimenticare la tragedia che ha scosso l’intera città di Potenza la quale, a distanza di un anno, non dimentica Antonio Caggianese.

Nel libro c’è appunto un capitolo che Giusi, sorella di Antonio, ha scritto in ricordo di suo fratello.

Questo il pensiero carico di sentimento espresso dalla giovane:

“Nel capitolo che ho scritto per Antonio, ho cercato di far trasparire tutto il bene che voglio a mio fratello, ma anche e soprattutto il dolore, la rabbia, l’angoscia e la disperazione in cui si sprofonda dopo tragedie del genere.

Sono sempre stata una sorella molto protettiva.

Ho cercato di proteggere e tutelare Antonio da ogni cosa.

Lo accompagnavo a scuola e andavo a prenderlo fino avanti la porta;

la sera lo aspettavo sveglia e dal mio letto riuscivo a distinguere il rumore del motore della sua auto quando arrivava sotto casa e parcheggiava e, se rientrava più tardi, iniziavo a mandargli messaggi, raccomandandogli di essere prudente.

Mi fa rabbia quindi pensare che a lavoro, dove io non potevo fare nulla per lui, e luogo in cui si trascorre la maggior parte del tempo e dove ci si dovrebbe sentire protetti e al sicuro, mio fratello abbia trovato la morte.

La sua vita, come quella di tanti altri, è stata spezzata in modo drammatico e violento per colpa della negligenza e della superficialità di chi ha messo il denaro al primo posto e di chi, non ha avuto scrupoli di fronte alla propria coscienza pur di proteggere comportamenti disonesti.

Non è immune da colpe lo Stato, distratto e tollerante, che non controlla che siano applicate le leggi atte a salvaguardare la vita dei lavoratori.

Una morte assurda quella di Antonio e di tanti altri come lui, esige una riflessione profonda da parte di tutti.

E’ una morte bianca, una delle tante che ogni giorno funestano il mondo del lavoro lasciando troppe famiglie nello sconforto e nell’abbandono.

Non ci indigna, non ci imbarazza sentire la notizia di un ennesimo morto sul lavoro.

Ne rimaniamo colpiti, ma consideriamo la morte come un rischio intrinseco legato al fatto stesso di andare a lavoro. Non è così, da lavoro si torna!

Non accetto di sentir parlare del destino.

Dietro ogni morte sul lavoro ci sono uno o più responsabili che dovrebbero essere individuati e puniti in maniera adeguata. Fa comodo dare la colpa al destino, perchè al destino non si possono infliggere pene.

Mi auguro che lo Stato inizi seriamente ad occuparsi di questa strage con leggi, controlli e pene più severe, e mi auguro soprattutto di riuscire ad ottenere giustizia per Antonio.

Niente e nessuno potrà più restituirmi mio fratello, ma vedere puniti i responsabili, potrebbe darmi un pò di sollievo.

Vorrei ringraziare la Provincia di Potenza e il Presidente Rocco Guarino, per avermi concesso la possibilità di organizzare l’evento, Sua Eccellenza il Prefetto di Potenza, il Dottor Nicola Valluzzi, che ha letto il mio capitolo durante la presentazione, le scrittrici Marianna Costa e Antonietta Meringola, la Signora Marianna Viscardi, mamma di Lisa Picozzi, ingegnere edile di 31 anni che ha perso la vita in un incidente sul lavoro, i delegati della UILM, che sono stati gli unici rappresentanti dei sindacati ad intervenire, la Dottoressa Zaccagnino e il Dottor Piscitelli dell’INAIL, i miei familiari, gli amici di Antonio che mi aiutano e sostengono sempre, i miei colleghi e tutti i cittadini di Potenza che sono intervenuti”.

La scomparsa di Antonio ha lasciato un vuoto immenso, non solo in chi lo ha conosciuto, ma anche nel cuore di chi si è immedesimato nella tragedia che ha investito l’intera famiglia e che ha strappato, dal suo caldo abbraccio, la giovane vita del tifoso rossoblù.