PETROLIO: SU 2000 LAVORATORI SOLO 200 SONO LUCANI CON CONTRATTI DI BASSO LIVELLO E PAGATI IN RITARDO

Quali sono i benefici occupazionali che il petrolio sta portando ai numerosi disoccupati lucani?

Proprio nessuno: stando a quanto lamentato dall’Ugl Basilicata, in riferimento alla manodopera assunta a Tempa Rossa, il giacimento petrolifero dell’alta valle del Sauro.

Discutendo del Piano occupazionale “Tempa Rossa”, portato all’attenzione della quarta Commissione consiliare (Politica sociale) convocata da Luigi Bradascio, i responsabili dell’Ugl hanno riferito:

“Troppa manodopera proveniente dai Paesi comunitari, molto poca quella lucana ed italiana con ingiustificate diversità contrattuali e mancanza di tutela per la professionalità locale.

A questo si aggiunge il fatto che le aziende stanno ritardando i pagamenti ai lavoratori locali da due mesi”.

Il segretario generale Ugl Basilicata, Giovanni Tancredi, ha posto subito in evidenza il fatto che:

La stragrande maggioranza della manodopera è straniera e che usufruisce di contratti più vantaggiosi soprattutto dal punto di vista temporale, rimanendo, per il resto, in vigore la strategia del rinnovo contrattuale trimestrale”.

Il responsabile Ugl del sito Total di Tempa Rossa, Rocco Magaldi, ha dapprima fatto la cronistoria dell’impianto, partendo dall’accordo tra Regione e Total fino alla Tecnimont, azienda appaltatrice per poi giungere ad un gruppo di imprese (Siges Spa, Parese Spa, Tc Impianti, Tecno Mec) specificando:

“La realtà è racchiusa nell’anomalia che il 60 – 65 per cento della manodopera giunta è comunitaria, con un 20 – 25 per cento di lavoratori non stranieri specializzati già dipendenti delle aziende stesse.

Dinanzi a questi dati appare assolutamente evidente la discrepanza con il numero di lavoratori sia lucani che provenienti dalle regioni limitrofe.

Altro passaggio, nella miriade di cambi di rotta occupazionali, a maggio, con l’uscita di scena della Tecno Mec e della Parese Spa e con la Siges che diviene capofila.

E la serie di cordate non finisce qui.

Alla luce dei vari mutamenti resta il gioco delle scatole cinesi che vede persone comunitarie vivere in case affittate dalle aziende ed in possesso di carta di identità italiana.

2000 circa i dipendenti di cui il 70 per cento comunitari, il 10 per cento lucani ed il restante 20 per cento italiani.

Il fatto eclatante è che gli stranieri all’inizio sono partiti con un contratto di 6 – 8 mesi, per poi arrivare a contratti di tre o due mesi.

Il contratto dei locali, viceversa, prevede una settimana, 15 giorni, 1 mese, 2 mesi al massimo.

Quello che diviene una vera grave discriminante è il ritardo, lo ribadisco, nei pagamenti ai locali e la mancanza, ancora una volta, di tutela per la professionalità di questi ultimi, professionalità ben presente in regione.

Allora non si guarda o non si vuol guardare, intanto i lavori procedono, sono secondo le stime ufficiali intorno all’80 per cento e la situazione non migliora.

Nessuno prende le sue responsabilità denunciando uno stato di fatto a dir poco precario.

Manca del tutto il controllo e con l’avanzare dei lavori chi andrà per primo a casa sarà il lavoratore lucano.

Il problema non sta nella qualità della prestazione, piuttosto in una scelta consolidata di rivolgersi a personale comunitario nell’ambito di un turn over aziendale a dir poco inconsueto.

Per conto nostro siamo pronti a confrontarci con gli altri sindacati, rivedendo gli accordi non mantenuti ed evitando l’ormai obsoleto gioco delle tre carte”.

Intervenuto nella discussione il consigliere Romaniello (Gm) che ha ricordato come:

“Le problematiche legate all’occupazione a Tempa Rossa sono state più volte oggetto di discussione e che il reclutamento del personale è tema oltremodo delicato, andando ad interessare anche il diritto comunitario.

Sono state messe in discussione una serie di norme ed abbiamo assistito alla destrutturazione dell’intero sistema di reclutamento.

Utile e necessario mettere insieme le varie organizzazioni sindacali che dovranno essere audite, inducendo, nel contempo, la Giunta regionale a dare risposte in tempi brevi.

Fondamentale è evitare lo scontro tra i lavoratori, recuperando il tempo perduto e rivedendo, anche se i lavori ormai sono in fase di arrivo, le modalità di assunzione, sull’esempio di quello che fu fatto a suo tempo per la Fiat”.

Il consigliere Miranda Castelgrande (Pd) ha riferito che:

“le criticità dell’occupazione a Tempa Rossa sono già all’attenzione dell’assessore Cifarelli che sta procedendo agli incontri del caso per giungere ad una soluzione condivisa e subitanea”.

Il presidente Bradascio ha assicurato l’impegno totale della Commissione:

“Affinché si faccia pressione presso il Dipartimento ‘Attività produttive’ per la istituzione di un tavolo che veda la presenza di Total, dei lavoratori, dei sindacati e della Regione.

Considerando la sensibilità dell’assessore Cifarelli sono certo che a breve si giungerà ad una soluzione, sciorinando e discutendo ogni aspetto relativo ad un problema che riguarda non solo il lavoro degli occupati a Tempa Rossa, ma lo stesso futuro della regione”.

Presenti in quarta Commissione, oltre al presidente Luigi Bradascio (Pp), i consiglieri Giannino Romaniello (Gm), Carmine Miranda Castelgrande (Pd), Giovanni Perrino (M5s) e Gianni Rosa (Lb-Fdi).