Sanità, Potenza: “Il tempo per indossare e togliere la divisa va retribuito”! A dirlo…

Il diritto dei lavoratori ad ottenere la retribuzione anche per il tempo necessario ad indossare e togliere gli abiti da lavoro (il cosiddetto “tempo tuta”) è da tempo al centro di un forte dibattito.

Considerando che molte volte le stesse attività richiedono tempistiche equivalenti, in media, a 20 minuti al giorno, si rende necessario sottolineare che i risvolti economici della questione non sono di poco conto.

A fronte di questi ed altri elementi e considerato che il tempo di vestizione e svestizione rientra nell’orario di lavoro effettivo, in un comunicato ufficiale, la FP CGIL di Potenza fa sapere:

“Facendo riferimento alle numerose sentenze sul pagamento dei tempi di vestizione (Cassazione 17635/19, Cassazione n. 3901/2019; Cassazione n. 12935/2018; Cassazione n. 27799/2017), ha chiesto un incontro ai direttori generali dell’azienda ospedaliere regionale San Carlo di Potenza, dell’Asp di Potenza e dell’Irccs Crob per affrontare e definire la questione del pagamento degli arretrati relativi al mancato riconoscimento nel rapporto di lavoro subordinato del tempo necessario a indossare l’abbigliamento di servizio, in quanto lo stesso costituisce tempo di lavoro qualificato da eterodirezione.

Ciò al fine di evitare l’instaurarsi di singole vertenze da parte dei lavoratori che comporterebbero un ulteriore aggravio di spese per le aziende.

La diatriba sul riconoscimento dei tempi di vestizione va avanti da tempo e diverse recenti sentenze della Cassazione riconoscono il tempo per indossare e togliere la divisa come orario di lavoro da retribuire autonomamente, riconoscimento che è stato inserito anche nell’ultimo contratto collettivo 2016 – 2018, di cui la Fp Cgil è stata promotrice anche livello nazionale.

Indossare e dismettere la divisa è, infatti, un’attività che rientra nell’orario di lavoro ma va autonomamente retribuita in quanto si tratta di attività integrativa dell’obbligazione principale e funzionale al corretto espletamento dei doveri di diligenza preparatoria, ovvero di attività, come ribadito dalla Cassazione nell’ultima sentenza in ordine di tempo, che non sono svolte nell’interesse dell’Azienda, ma dell’igiene pubblica e come tali devono ritenersi autorizzate da parte del datore di lavoro.

All’interno delle strutture sanitarie, infatti, il tempo di vestizione e svestizione dà diritto alla retribuzione aggiuntiva, con soldi di bilancio, essendo l’obbligo dell’indossare abiti da lavoro imposto dalle esigenze di sicurezza e igiene che riguardano sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto”.