A Potenza riflessioni a più voci per dare una prospettiva di crescita e sviluppo alla Basilicata. I dettagli

Nord e Sud, riflessioni a più voci sul futuro della Basilicata, di questo si è parlato martedì scorso a Potenza durante un importante forum organizzato dal Comitato Comunità e Sviluppo Basilicata.

Una delle relazioni è stata presentata dal presidente di Medinlucania, Dino Nicolia.

Durante il suo intervento si è soffermato su due aspetti: l’analisi storica del divario tra Nord e Sud e le azioni da compiere per posizionare e dare una prospettiva di crescita e sviluppo alla Basilicata.

Nicolia ha detto:

“Il mio punto di vista lo esprimo in relazione al lavoro di studio, analisi e confronto che Medinlucania porta avanti da circa due anni.

Fermo restando l’analisi storica, stasera voglio mettere a fuoco la situazione specifica e attuale della nostra regione.

Quindi, considerato che ogni luogo della terra è a Sud o a Nord di qualcun altro, va evidenziato che la Basilicata ed il Mezzogiorno si situano a Sud dell’Europa e dell’Italia ma al centro della regione Mediterranea.

Partendo da questo, bisogna dire che lo sviluppo di una regione va inquadrato in un processo che deve avere come riferimento l’intero contesto che lo circonda.

Dunque, non più solo Basilicata o solo Mezzogiorno ma Area Mediterranea.

La nostra regione è per sua natura marginale rispetto al mondo contemporaneo.

Tuttavia, la posizione geopolitica è relativa e dipende dagli angoli di visuale dai quali si intende guardarla.

In altri termini, si è centro o periferia a seconda delle aree di interesse e se l’Europa avesse guardato verso il Mediterraneo e non solo ad est, come ha fatto negli ultimi decenni, ci ritroveremmo in un’area non marginale ma centrale.

Infatti, mentre l’Italia è il sud dell’Europa, il Mezzogiorno é il centro del Mediterraneo.

Il Mediterraneo è il collante di uno spazio geografico che bagna venticinque Paesi e costituisce una risorsa eccezionale e uno spazio vitale per tre continenti.

Inoltre, stando ad oggi e all’instabilità geopolitica che si è creata (crescita del fondamentalismo, minaccia terroristica e migrazione massiccia verso l’Europa), l’unica strada da percorrere è quella di rivedere la strategia euro-mediterranea dell’Ue e dei suoi Stati membri.

La Basilicata e il Mezzogiorno, in questo nuovo contesto geopolitico ed economico, potrebbero giocare un ruolo di traino e di ponte tra la zona europea, quella africana e quella medio-orientale, svolgendo un’attivitàimportante, non solo per la posizione geografica e per le ragioni storico-culturali che legano l’Italia a quest’area del pianeta, ma anche per mettere a frutto le esperienze derivate dall’utilizzo degli strumenti previsti dalle politiche europee per lo sviluppo delle aree in ritardo (fondi di coesione e ora anche il Pnrr).

D’altra parte, è ormai giunto il tempo affinché la Basilicata e il Mezzogiorno si muovano con maggiore incisività nel dare consistenza alle politiche di internazionalizzazione delle economie locali, concorrendo a svolgere un ruolo di cerniera tra l’Ue e i paesi dell’area mediterranea e balcanica.

Affinché questo avvenga, bisogna lasciarsi alle spalle lamenti, rimpianti e recriminazioni, far emergere la voglia di riscatto, abbandonare definitivamente ogni rigurgito di assistenzialismo e proporre un percorso autonomo, responsabile e di capacità autopropulsiva.

Cambiare direzione, risanare il rapporto di fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato e delle istituzioni regionali e locali costruendo quelle condizioni che consentano di riprendere in mano il destino della propria terra superando gli errori storici che dall’unità d’Italia ad oggi hanno lasciato un Sud economicamente dipendente dal Nord.

Un desiderio di riscatto guidato da una visione chiara del futuro di questa regione attraverso un programma di:

  • defiscalizzazione per le imprese;
  • politica sanitaria incentrata su innovazione, competenze, efficienza, specificità delle strutture e accesso facile per tutti;
  • interventi di sostegno e attenzione vera verso le fasce sociali deboli e svantaggiate;
  • gestione ottimale di tutte le risorse naturali (protezione del suolo e delle coste, dell’acqua e delle fonti energetiche);
  • tutela dell’ambiente e transizione energetica grazie all’impiego di nuove nuove tecnologie (trasporti, gestione dei rifiuti, gestione degli spazi naturali e urbani, agricoltura sostenibile);
  • potenziamento dell’università e dell’offerta formativa di eccellenza capace di attirare ricercatori e studenti dall’esterno della regione (flussi in entrata).

Una visione che produrrebbe benessere sociale, una nuova qualità della vita, un freno allo spopolamento, occupazione a lungo termine, imponendo sulla scena europea una Basilicata che rinnega una politica fatta di aiuti di corto respiro e sia capace di raccogliere le sfide della complessità.

In termini di finanziamento, servirebbero sia l’afflusso di capitali privati, sia flussi aggiuntivi pubblici, in particolare per le piccole e medie imprese.

Ciò può avvenire solo a condizione che venga creato un adeguato quadro giuridico e istituzionale e sia favorito il diffondersi della cultura d’impresa, non in una singola regione, ma in una zona ampia che abbia la massa critica per reggere il peso e le sfide lanciate dal processo di globalizzazione in atto.

La guerra in Ucraina ha portato l’Europa a guardare al Mediterraneo con rinnovato interesse.

Questa è l’occasione giusta per proiettare la Basilicata verso i nuovi scenari che si stanno aprendo.

Per farlo, sarebbe già sufficiente l’impiego degli strumenti legislativi e finanziari a disposizione (i Piani Operativi Regionali, le Zone economiche speciali, per esempio) in sinergia con le politiche di coesione, con il Pnrr e con il sostegno dei player del sistema economico-finanziario italiano.

Naturalmente, occorrerebbe una regia politico-istituzionale che sia in grado di fare il salto di qualità e sia determinata nel voler operare in questa direzione.

Il Mezzogiorno ha le potenzialità per candidarsi a motore e anima di riferimento di questa geografia, a beneficio di tutta l’Italia, per una grande macro-regione del Mediterraneo che vedrebbe la Basilicata al centro e, se ne sarà capace, protagonista.

Questo è il cambio di paradigma culturale, un cambio che invece di andare verso l’autonomia differenziata, potrebbe dare il via ad un nuovo processo di crescita e di sviluppo territoriale con il Sud e la nostra regione chiamati a svolgere il ruolo principale”.