AL SAN CARLO DI POTENZA MOZZARELLA SCADUTA IN PEDIATRIA

Mozzarella scaduta nel reparto di Pediatria del San Carlo di Potenza: è quanto si legge in un articolo comparso oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno firmato da Massimo Brancati, che racconta la vicenda della giornalista Eliana Positano presente nel reparto per una visita.

Riportiamo integralmente l’articolo:

“I Carabinieri del Nas faranno luce sull’accaduto. Un episodio che fa discutere e getta ombre sulla gestione degli alimenti all’ospedale San Carlo di Potenza.

Nel reparto di Pediatria, lo scorso 19 gennaio, è stata consegnata a una degente una mozzarella che è risultata scaduta. Ma non è solo una questione di date (riportava quella del 18 gennaio, quindi il giorno prima). All’apertura della busta che conteneva il prodotto, infatti, si è sprigionato un odore nauseabondo e la mozzarella si presentava ingiallita e con striature rosa, un chiaro segno di cattiva conservazione.

Il caso è stato denunciato dalla giornalista Eliana Positano che, in quel momento, si trovava nel reparto per una visita. Ed è stata lei stessa a scattare le foto, segnalando l’accaduto a medici e infermieri prima di rivolgersi ai Nas. Intendiamoci, un prodotto scaduto può sempre capitare, anche se in un ospedale dovrebbe essere assolutamente evitato, ma non sono 24 ore di ritardo a trasformare in quel modo una mozzarella.

 I Nas – che ieri hanno cominciato i necessari rilievi al San Carlo – cercano una spiegazione a quella «metamorfosi» del latticino. Innanzitutto dovranno escludere che possa essere stato confezionato già guasto (l’azienda produttrice è comunque tra le più rinomate in regione e si è sempre caratterizzata per la qualità dei suoi prodotti).

 Accertato questo, l’attenzione dovrà essere spostata sulle condizioni in cui è stata conservata la mozzarella da chi gestisce la cucina al San Carlo, verificando il sospetto che il prodotto possa aver «viaggiato» su e giù per il reparto più volte di fronte ai rifiuti di consumarlo da parte dei degenti. Intercettando temperature che ne impediscono la buona conservazione.

Qualora dovesse essere confermata questa ipotesi, la direzione ospedaliera farebbe bene ad accendere i riflettori e a prendere provvedimenti, magari decidendo di cestinare cibi «riciclabili» non consumati in reparto.

In Pediatria gli alimenti vengono «sondati» dai genitori, da un parente per piccolo degente, ma in altri reparti potrebbe arrivare al consumatore senza filtri.

«È vero che siamo in ospedale, quindi in caso di intossicazione le cure sono assicurate – ironizza Positano sulla sua pagina Facebook – ma dare ai pazienti mozzarelle gialle e con striature rosa accompagnate da un olezzo fetido, scadute da un giorno ma probabilmente conservate male, è da denuncia. A prescindere da quale sia la casa produttrice – sottolinea Positano – chi doveva controllare sulla sua integrità prima della somministrazione, mi chiedo perché non l’abbia fatto».

Il caso si è verificato in un reparto sotto pressione, al centro di un picco di ricoveri (18 posti letto). Le responsabilità dell’accaduto non sono certo da attribuire a Pediatria dove medici e infermieri catalizzano giudizi positivi da parte delle famiglie dei degenti. Ma l’obiettivo, dopo aver accertato le responsabilità, è fare in modo che non si ripeta più.”

(Fonte articolo e foto di copertina: Gazzetta del Mezzogiorno)