Basilicata, Cinghiali: gli agricoltori chiedono alla Istituzioni un piano per l’abbattimento. La lettera aperta

“A seguito di una serie di incontri ed interlocuzioni che il Presidente di Confagricoltura Basilicata Francesco Paolo Battifarano ha avuto con le Aziende agricole ne è venuta fuori questa lettera aperta alle Istituzioni sulla problematica dei cinghiali.

Anche sul nuovo piano venatorio vi sono delle perplessità nell’arginare il problema e abbiamo ritenuto necessario lanciare un appello soprattutto alla Regione Basilicata.

Nella nota si evidenza quanto le Aziende agricole tengano al loro lavoro: non pensano a risarcimenti ma alla eccellenza delle produzioni.

Questo vogliono!”.

Roberto Viscido, Direttore Confagricoltura Basilicata

La nota di seguito è a firma del Presidente Battifarano:

“Quello che serve nazionalmente è un piano straordinario di abbattimento dei cinghiali!

Finiamola con inutili perifrasi pseudo ambientaliste, non parliamo di prelievo ma di abbattimento.

Userò un esempio forte ma esemplificativo.

Se un domani dovessero arrivare gli alieni e non avessero un approccio pacifico che faremmo?

Proveremmo a difenderci?

Allo stesso modo questi cinghiali sono degli alieni non pacifici arrivati dall’est Europa a seguito di una sciagurata politica di ripopolamento.

Bisogna difendere non solo le aziende agricole e le loro produzioni ma anche la circolazione stradale e i centri urbani, non passerà tempo e per fame attaccheranno bambini ed anziani incapaci di difendersi, ma anche adulti, voglio vedere senza armi come potrete scampare ad un branco di cinghiali affamati.

Certo non sono lupi ma comunque per fame non guardano in faccia nessuno, stanno superando le abitudini serali e ormai circolano indisturbati anche di giorno.

Hanno territori franchi in cui sono padroni, Parchi nazionali, regionali, Oasi e zone protette in cui è vietata ogni qualsiasi attività di caccia, giustamente, ma a seguito di queste franchigie i cinghiali spadroneggiano si riproducono e non conosco confini burocratici.

Cosa chiediamo e proponiamo:

– una modifica sostanziale alla legge nazionale sulla caccia che dichiari pandemica la presenza dei cinghiali e sia sempre permesso il loro abbattimento 12 mesi l’anno senza distinzione di sesso ed età, bisogna riportare il numero dei capi a quelli sostenibili dal territorio.

un permesso straordinario a tutti gli imprenditori agricoli con regolare porto di fucile di poter difendere la propria azienda da questa sciagura anche non avendo un permesso di caccia in quanto non cacciatori abituali.

– un piano di smaltimento e ritiro delle carcasse per ridurre l’impatto inquinante con un incentivo a capo abbattuto e consegnato, anche in eventuali filiere della carne.

annullamento delle quote di contributo economico per le squadre dei cacciatori di cinghiali.

– qualora i cacciatori non riuscissero a raggiungere il risultato atteso dal piano di abbattimento fare intervenire Esercito e Forze dell’Ordine per rafforzare attività.

Finita la pandemia e riportato ad un numero accettabile di capi per territorio:

aumento del selecontrollori con adeguata formazione e sussidio a capo abbattuto e smaltito.

– ATC unica regionale per poter meglio gestire le attività di caccia, ripopolamento e risarcimento danni, non indenni che coprono in minima parte i danni subiti, nella regione Basilicata. L’unico modo per frenare i danni è abbattere!

Suggeriamo che i chiusini siano evitati per i costi elevati e perché è una follia non abbattere i capi catturati, trasferirli in altri luoghi significa trasferire il problema altrove.

Le recinzioni servono ma o si stanziano cifre importanti, cosa che in passato non è stato fatto, altrimenti è inutile e si corre il rischio di recintare una regione.

Gli imprenditori agricoli non cercano indennizzi o risarcimenti ma voglio poter esercitare liberamente la propria attività senza avere un perenne ospite a pranzo e a cena, inoltre le recenti sentenze di tribunali anche vicini, vedi Taranto, stanno cambiando la prospettiva di risoluzione dei giudizi passando da indennizzo a risarcimento del danno con il rischio di forti esborsi per le Regioni e lo Stato e un grande numero di procedimenti che potrebbero ulteriormente affollare i tribunali.

Il problema va eradicato non contenuto altrimenti l’abbandono delle campagne avrà un’altra concausa oltre le tante che già avversano le imprese agricole.

In aggiunta i cittadini vogliono poter circolare in auto, moto, bicicletta e a piedi in sicurezza.

La preghiera all’assessore Fanelli è di spendersi fortemente con i Ministeri delle Politiche agricole e dell’Ambiente per intraprendere una modifica rapida e pragmatica della legge sulla caccia e allo stesso tempo di cercare le migliori soluzioni per ridurre i rischi e le sofferenze di questa ulteriore pandemia.

Gli pseudo ambientalisti li invitiamo a trasferirsi in una azienda agricola vicina ad un parco nazionale e a lavorare come imprenditori agricoli cercando di trarne un reddito, non sdraiati sulla spiaggia connessi ad uno smartphone o seduti ad una scrivania con PC, l’ecologia la si pratica tutti i giorni con i propri stili di vita e noi imprenditori agricoli siamo i più vicini alla natura in quanto da essa mangiamo e cerchiamo di assicurarci una degna esistenza.

Ai veri ambientalisti privi di sovrastrutture ideologiche, che sono la stragrande maggioranza, chiediamo di aiutare le imprese agricole in questa lotta di sopravvivenza, senza le aziende agricole e zootecniche si ha l’abbandono del territorio e la campagna diventa sterpaglia, il bosco foresta.

Aiutateci”.