Basilicata: “con un colpo di spugna si cancellerebbero tanti anni di sacrifici”. Ecco la situazione di questi lavoratori

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Usb Basilicata:

“La Usb Basilicata si dichiara totalmente contraria alla proposta avanzata dall’Assessore Galella di considerare per la platea di lavoratori ex Tis e ex Rmi, attualmente impegnati in lavori di pubblica utilità, una fuoriuscita che preveda l’utilizzo degli stessi in tirocini extracurricolari di inserimento lavorativo e in tirocini di inclusione sociali offerti dal sistema di imprese anche non profit per la cui individuazione è stato altresì presentato l’avviso di selezione ai sensi dell’art.55 del decreto legislativo 117/2017.

Ritiene questa proposta estremamente debole, ancor più precaria e artificiosa rispetto al percorso lavorativo fin ora intrapreso dagli ex Tis e ex Rmi.

Con un colpo di spugna si cancellerebbero tanti anni di sacrifici e di lavoro esercitato presso gli enti pubblici con la giusta aspettativa di una stabilizzazione già riconosciuta ed individuata per altre platee di lavoratori precari con le varie riforme e normative di stabilizzazione succedutesi negli anni.

La stessa normativa regionale emanata a sostegno e per la stabilizzazione degli LSU autofinanziati potrebbe essere rivista e adattata alle nuove necessità e richieste avanzate dai lavoratori utilizzati in questi anni in progetti variamente denominati ma che prevedevano in cambio di un sussidio l’effettivo svolgimento di lavoro presso gli enti della pubblica amministrazione.

La USB si rende sin da subito disponibile ad aprire un vero e costruttivo confronto con Regione e comuni che preveda la ricerca di soluzioni e azioni finalizzate alla stabilizzazione dei lavoratori negli enti pubblici in cui per decenni hanno prestato servizio.

Diffida questo assessorato e chiunque per proprie competenze si renda partecipe a definire accordi che non tengano conto della volontà espressa dai lavoratori rispetto al suddetto percorso prospettato.

Usb ritiene non più rinviabile una presa d’atto oltre che una seria assunzione di responsabilità da parte di istituzioni, comuni ed enti pubblici, i quali per decenni hanno usufruito, avallato e sostenuto il lavoro sottopagato e sfruttato di migliaia di cittadini lucani, per la ricerca di una vera svolta lavorativa”.