Ieri tanto dolore a Cersosimo, la piccola comunità della valle del Sauro, che ha detto addio per sempre ad Angela Ferrara, 31enne uccisa Sabato scorso da suo marito con 7 colpi di pistola.
Ieri pomeriggio quando il feretro è uscito dall’obitorio dell’ospedale di Chiaromonte una catena formata da persone (allineate da un lato e l’altro della strada) che si tenevano per mano, ha accompagnato con lacrime e applausi la bara fino al suo ingresso nel carro funebre.
Quando il corpo di Angela è partito alla volta di Cersosimo, in cielo sono stati lanciati palloncini a forma di cuore bianchi e rossi, quest’ultimo colore simbolo della lotta contro la violenza di genere.
Questo momento è stato voluto dai componenti del comitato (formato maggiormente da donne) che si è battuto per scongiurare la chiusura dell’ospedale di Chiaromonte.
In paese la salma è stata accolta da un fiume di persone tra istituzioni e cittadini.
Davanti alla chiesa tanti bambini con in mano dei cartelloni con foto di Angela e frasi per lei.
Quegli stessi bambini, coetanei e non, di quel povero figlio che a soli 8 anni è rimasto senza genitori.
La santa Messa è stata officiata da 6 sacerdoti e durante l’omelia don Giacinto rivolgendosi al Signore ha chiesto:
“Signore te lo chiediamo in confidenza: dov’eri quella mattina? Perché non hai fermato quella mano?”.
Durante la funzione religiosa tanti i pensieri letti da alcune amiche di Angela che, con la voce rotta dal pianto, le hanno rivolto l’ultimo saluto.
Una tragedia che non si può accettare e purtroppo nemmeno frenare perché Angela non è stata la prima e non sarà nemmeno l’ultima vittima di femminicidio.
Ciò che le istituzioni devono fare è riflettere su questa vera emergenza sociale e combatterla cercando di trovare soluzioni limitando al massimo queste tragedie annunciate.