Il Tribunale di Potenza ordina reintegro in azienda per questi lavoratori! Ecco i dettagli della sentenza

“Finalmente giustizia è stata fatta”.

Così il segretario generale Nidil Cgil di Potenza, Emanuele De Nicola, commenta la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Potenza, Rosalba De Bonis, che ordina il reintegro in azienda dei 14 ex lavoratori della Cmd di Atella, estromessi dall’attività produttiva a ottobre 2018 e da oltre due anni in attesa di un riassorbimento nonostante gli impegni assunti in sede sindacale, in Confindustria, in Regione e in prefettura.

Per questo motivo il Nidil Cgil si era rivolto alla magistratura per il tramite del rappresentante legale Luca Lorenzo.

Il giudice ha condannato la società al pagamento della retribuzione maturata dalla sentenza emessa ieri 11 marzo sino all’effettivo ripristino del rapporto di lavoro sulla base dell’ultima retribuzione di fatto percepita.

La società dovrà anche corrispondere a titolo di risarcimento del danno pregresso, l’indennità omnicomprensiva determinata in sei mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento, oltre al pagamento delle spese legali.

Afferma De Nicola:

“La sentenza restituisce dignità e serenità a questi lavoratori e alle loro famiglie.

Per oltre due anni sono andati avanti senza alcun sostegno al reddito o ammortizzatore sociale, anche nel difficile momento che stiamo vivendo.

Ricordiamo che si tratta di lavoratori che erano stati assunti con contratti di somministrazione per lungo tempo, dai 4 ai 10 dieci anni e che sarebbero dovuti essere stabilizzati in quanto prestavano servizio presso l’azienda in forma precaria da oltre 36 mesi, termine previsto dalle leggi.

Ci auguriamo questa sentenza apra una nuova fase anche di rapporti sindacali all’interno dell’azienda, realtà solida e significativa per la nostra regione.

La Cgil continuerà ad essere al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori e a impegnarsi affinché si ponga fine a questo uso sconsiderato di contratti precari che non fanno altro che sfruttare la forza lavoro, uccidendo le speranze, la dignità e le competenze di molti dei nostri giovani lucani”.