“In Basilicata oltre 100000 cinghiali devastano colture e si riversano nei centri urbani, generando seri problemi di incolumità e mancanza di sicurezza”

La CIA Agricoltori italiani di Potenza e Matera apprezza e ritiene di grande utilità le proposte di modifiche avanzate dal Sen. Pasquale PEPE alla legge 157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica”.

Come dichiara in una nota:

“Si tratta di una proposta concreta, peraltro da sempre sostenuta da CIA ed avanzata al Ministero Agricoltura e dell’Ambiente, risultato di un organico studio e di precise verifiche di carattere  costituzionale e legislativo, parte integrante del  progetto “Il Paese che vogliamo”.

Il nostro Progetto (Il Paese-la Basilicata che volgiamo) si fonda su 5 pilastri e fra i suoi punti qualificanti per il rilancio dell’agricoltura e delle aree rurali e interne del paese vi è proprio una nuova modalità di regolamentazione del sistema faunistico e venatorio.

Una questione che assume contorni di forte attualità ed è diventato un problema dell’Italia da nord a Sud; siamo molto preoccupati in quanto è fuori controllo che si accompagnano da un lato a evidenti sottovalutazioni ed assenza di precise contromisure e concrete forme di contrasto/governo.

Non è un caso che autorevoli fonti parlano di circa 3 milioni di cinghiali (in Basilicata oltre 100.000) che devastano colture, produzioni agricole e oggi assumono sempre più forme invasive nei fondi coltivati, si riversano nelle contrade abitate e nei centri urbani, generando seri problemi di incolumità, mancanza di sicurezza con evidenti rischi per i Cittadini, per una potenziale esposizione in materia di sicurezza igienica e sanitaria delle nostre Comunità.

Pertanto le proposte di modifica sono una buona base auspicando che vengano accolte e che si apra una prima breccia nell’autorizzare in deroga le Regioni ad una gestione straordinaria di tale impattante fenomeno.

A tal fine come CIA aggiungiamo sempre nelle more della più generale riforma che possa rivelarsi efficace  modificare l’art. 19 della 157/92, dando la possibilità all’Agricoltore possessore di porto d’armi e in regola con le vigenti norme in materia di prelievo venatorio, di poter preservare e tutelare la proprietà fondiaria, le colture e  le produzioni agricole in campo, dall’aggressione e dalla devastazione da parte della fauna selvatica, senza che bisogna organizzarsi con la presenza delle autorità preposte che di fatto inficiano la possibilità di preservare e porre rimedio a forme di continua aggressione e danni anche agli impianti.

Questa ulteriore modifica aggiunta a quella proposta dal Sen Pepe permetterebbe di arginare da subito un fenomeno che oramai assume i connotati di una piaga sociale diffusa e intrisa di pericoli e rischi, senza contare la forte riduzione dei risarcimenti e dei consistenti esborsi da parte delle istituzioni preposte.

Infine richiamiamo l’esigenza di affrontare in modo serio e definitivo la problematica tramite la generale e organica rivisitazione della legge che come CIA la incardiniamo su 7 capisaldi proposti alle 20 Regioni e al Governo

  • Passare dal concetto di protezione a quello di gestione.
  • Ricostruire il Comitato tecnico venatorio presso la Presidenza del Consiglio.
  • Distinguere le attività venatorie da quelle della gestione della fauna.
  • Prevedere personale ausiliario per il controllo e la gestione della fauna.
  • Prevedere il risarcimento totale dei danni.
  • Costituire una filiera venatoria che deve essere tracciata per la sicurezza e la salute pubblica.
  • Rafforzare l’autotutela degli Agricoltori.

Questa è l’agricoltura che auspichiamo, questo è il Paese che vogliamo”.