PETROLIO IN BASILICATA TRA INFILTRAZIONI MAFIOSE, SPRECHI E CONFLITTI D’INTERESSE: ECCO LA LETTERA CHE SARÀ INVIATA AL MINISTERO DELL’INTERNO!

Il capogruppo della lista di minoranza di Montemurro “Voltiamo Pagina”, Antonio Santomartino, e il portavoce dell’Associazione di Volontariato Ambientale “Cova Contro”, Giorgio Santoriello, invieranno al Ministero dell’Interno la richiesta di prendere in esame l’avvio di un’indagine interna volta a conoscere cause e conseguenze di tutte le mancate decisioni, omesse o rinviate, dall’amministrazione comunale di Montemurro (Potenza) capeggiata dal sindaco Senatro Di Leo.

Vi proponiamo la lettera integrale giunta in redazione, scritta da Santoriello e Santomartino, all’interno della quale oltre ad anticipare tutte le azioni che intendono portare a termine a livello di trasparenza, elencano tutte le omissioni effettuate dall’amministrazione Di Leo, in materia di:

“Tutela ambientale, sanitaria, trasparenza ed accessibilità dei dati, nonché di tutte le proposte respinte in materia di partecipazione civica ai dibattiti, nonché le mozioni di proposta dell’utilizzo di parte delle royalties per le analisi epidemiologiche ed ambientali a largo raggio, puntualmente respinte.

Sul petrolio abbiamo trovato sempre la porta chiusa: protocolli di atti interni smarriti o rimostranze scritte di uffici che “non potevano” ricercare gli atti richiesti, proposte in materia ambientale e sanitaria puntualmente respinte, consigli comunali aperti sempre rinviati, decine di pagine di studi sanitari ed analisi ambientali ufficiali ed accreditate, comunicate al Sindaco Di Leo, che di fatto ci ha ignorato.

Dopo è arrivata la magistratura a confermare gran parte delle nostre accuse nonostante avessimo già proposto mesi prima al Comune di Montemurro azioni legali contro Regione ed Eni.

Ora chiediamo al Ministero dell’Interno e alla Direzione Nazionale Antimafia di attivare le procedure previste dall’art.143 del T.U.E.L. per capire se sussistano le condizioni per sciogliere il Consiglio Comunale di Montemurro per infiltrazioni malavitose che hanno inficiato l’operato dell’amministrazione proprio in materia di sicurezza pubblica grazie anche all’inoperosità della Prefettura nelle sue funzioni di controllo.

Al Ministero della Giustizia ed al Consiglio Superiore della Magistratura chiederemo di accertare se in Basilicata vi siano conflitti d’interesse relativamente ai propri rappresentanti territoriali, visto e considerato che proprio nella vicenda Fenice sarebbero emersi per esempio, come già sottolineato anni addietro dai Radicali Lucani e recentemente dalla stampa, conflitti d’interesse tra un magistrato ed un suo parente operante nel settore dei rifiuti.

Pretendiamo che tali dubbi vengano velocemente e chiaramente fugati per tutta la Basilicata.

Al Ministero dell’Ambiente e all’Interno chiederemo di potenziare i mezzi del NOE, ancora sottodimensionati rispetto ai problemi lucani nonché un dettagliato rendiconto dell’attività del Corpo Forestale dello Stato.

In vista dell’approvazione del bilancio del Comune di Montemurro, proporremo per l’ennesima volta al Sindaco di Leo di indire un tavolo della trasparenza sul petrolio aperto a tutti i cittadini, e a tutti i comuni, da tenersi a Montemurro con la partecipazione di: Arpab, Regione, ASP ed Eni, nonché ISPRA, ISS, IZPS e Ministero dell’Ambiente.

Adesso dobbiamo capire come mappare e censire il danno ambientale e sanitario, non farlo sarebbe l’ennesimo reato.

Anche questo volta nel bilancio “anomalo” del Comune di Montemurro non compare alcuna voce né per i monitoraggi ambientali, né per quelli sanitari, né per l’eventuale applicazione di ordinanze sindacali in materia di pubblica salvaguardia.

Diffidiamo pubblicamente anche l’operato della Prefettura di Potenza, che come quella di Matera, ha permesso nonostante l’avvenuta dichiarazione di “comuni denuclearizzati”, ad Eni e Total l’utilizzo di sorgenti radiogene nelle attività petrolifere nonostante per legge in alcuni comuni lucani non si sarebbero potute installare, attivare, o far transitare qualsivoglia materiale radioattivo.

Nonché proprio la Prefettura di Potenza una settimana prima degli arresti al COVA di Viggiano, aveva respinto per iscritto la nostra richiesta congiunta di convocazione del consiglio comunale aperto a Montemurro visto il reiterato rifiuto del Sindaco Di Leo: anche per questo motivo segnaleremo alle autorità l’atteggiamento “poco democratico” della Prefettura di Potenza.

Segnaleremo anche alla Corte dei Conti regionale e a quella centrale, le eventuali inadempienze contabili che da anni si permettono al Comune di Montemurro, il quale pare che per evitare di dichiarare il dissesto usa sistematicamente le royalties petrolifere per pagare addirittura il personale comunale, edificando un vero e proprio sistema di traffico di influenze e competenze: quale Comune in presunte difficoltà economiche applicherebbe tutte le prerogative di legge se da ciò nascesse un ostacolo al suo principale finanziatore privato?

Ciò è oltre ogni vergogna e principio di moralità contabile: i privati si sostituiscono alle istituzioni finanziandole per il loro esercizio ordinario.

Chiederemo quindi non solo una verifica contabile del Comune di Montemurro ma anche una verifica circa l’obbligo di vigilanza e pronunciamento da parte della Corte dei Conti di Potenza relativamente alla contabilità dei comuni ricadenti nel P.O. Val d’Agri, che meriterebbero uno specifico e puntuale vaglio.

Proponiamo altresì all’ANCI Basilicata, quindi anche agli amministratori di Montemurro e di tutta la Basilicata a partire da Viggiano e Corleto Perticara, nonché Pisticci, di firmare pubblicamente una chiara, completa e spontanea dichiarazione scritta di esenzione da conflitti d’interesse ed incompatibilità entro il secondo grado con tutto ciò che riguarda anche indirettamente il settore petrolifero, perché qui dobbiamo capire chiaramente chi ha le “mani in pasta”, e stessa cosa dovrebbe fare Marcello Pittella per e con la Regione Basilicata, coinvolgendo anche tutti quegli enti di ricerca chiamati a prestare consulenze attorno al petrolio lucano.

Urge confrontarsi con le mani libere e le tasche rovesciate.

La Direzione Nazionale Antimafia deve appurare tutti questi intrecci tra uffici dello Stato, interessi privati ed imprenditori già condannati per reati ambientali ma che oggi lavorano nell’indotto ENI, perché i fenomeni mafiosi e di normale corruttela sviluppatisi attorno al petrolio hanno raggiunto un livello di sofisticazione notevole, e questa battaglia non può essere portata avanti solo da pochi cittadini, ma deve essere responsabilità dello Stato.

Urge ricostruire la catena delle omissioni e dei danni altrimenti porteremo anche in altre sedi giudiziarie le responsabilità non solo dei criminali ma anche dei controllori: magistrati, prefetti, tecnici e pubblici ufficiali inadempienti o “distratti” dovranno rispondere di quello che sta diventando un lento e subdolo genocidio di Stato, dinanzi alla quale reagiremo sempre con determinazione e freddezza”.