Potenza: “Su questa importante struttura impalcature ormai arrugginite, finestre rotte, infiltrazione di acque e tanto ancora”. La denuncia

Pietro Simonetti (Cseres) denuncia:

Da da 33 anni è chiuso l’edificio che ha ospitato la Biblioteca Provinciale di Potenza e l’Archivio di Stato, uno degli edifici emblematici per la storia e la cultura della Basilicata.

Un cantiere fantasma da tempo presente nel centro della città dovrebbe suscitare indignazione in tutti quelli che hanno a cuore la cultura, la storia, le esigenze di studio e di ricerca.

L’edificio circondato da impalcature e offerto da anni al lavorio del tempo e delle avversità climatiche, decade sempre di più: finestre rotte, infiltrazione di acque e tanto ancora.

Quasi nessuno se ne occupa, come se fosse invisibile.

Tanti amministratori e dirigenti sono impegnati nella sindrome della ricerca di un premio, di un attestato, di una segnalazione, oppure di una partecipazione per il riconoscimento a capitale della cultura, di una segnalazione per candidature all`Unesco.

La stessa chiusura, da oltre tre anni, del Castello di Lagopesole non interessa molto, viene considerata normale.

Tacere per non trovare soluzioni, risolvere i problemi è diventata una regola.

Oltre ad essere un luogo simbolico l’edificio, nel centro storico di Potenza, ha un pregio architettonico notevole essendo stato progettato da Ernesto Puppo, uno dei fondatori del Movimento di Architettura Razionalista in Italia ed uno dei pochi architetti italiani a combinare concetti futuristi e razionalisti nei suoi progetti.

Questa importante struttura, appaltata nel 1936 ed inaugurata nel 1940, è stata realizzata in soli 4 anni eppure, come è noto a tutti, i lavori di recupero dell’immobile, oggi di proprietà del Ministero della Cultura, destinato a diventare la nuova sede dell’Archivio di Stato di Potenza, sono iniziati da decenni e non sono mai andati avanti, l’edifico resiste con impalcature ormai arrugginite e transenne.

Si ha notizia di contenziosi giudiziari, fallimento di imprese, che avrebbero bloccato per tutti questi lunghi anni l’intervento di restauro dell’importante sede culturale che ha visto generazioni di studiosi importanti e di semplici studenti non solo potentini, ma anche provenienti da tutta Europa come testimoniato dai registri della biblioteca, che hanno frequentato le sale di lettura per documentarsi, sviluppare il proprio senso critico, diventare cittadini consapevoli, progettare il proprio futuro.

Non è più tollerabile che un bene di proprietà della collettività sia abbandonato al degrado e sia stato sottratto alla frequentazione di generazioni di cittadini per problemi amministrativi che, per quanto complessi, non possono compromettere per quasi tre lustri l’utilizzo di un prezioso patrimonio culturale che è di tutti.

Nello stesso tempo l’attuale sede provvisoria in fitto da privati dell’Archivio di Stato non ha più spazio e non può ricevere altri versamenti per mancanza di spazio.

Dovrebbe prevalere l’urgenza di restituire alla collettività gli spazi che le appartengono di diritto.

Non è infatti accettabile assistere ad un simile sperpero di risorse pubbliche,7 milioni di euro, né attendere oltre la soluzione delle controversie con il rischio evidente che l’edifico cada definitivamente in rovina e non sia più recuperabile, arrivando fino alla distruzione completa di un notevole patrimonio immobiliare di proprietà pubblica.

Appare dunque imperativo per tutti intervenire per sollecitare lo sblocco di questa situazione non più sostenibile.

Le autorità competenti, da anni in silenzio e assenti, dovrebbero attivarsi per sbloccare con urgenza i lavori di recupero dell’edifico e per reperire, laddove necessario, le risorse per il completamento di questa opera di recupero importantissima per la città e per tutta la regione.

Dovrebbe occuparsi della vicenda anche Il Ministro della Cultura in questi giorni in visita in Basilicata per la questione del Museo di Muro Lucano ed altro.

Forse un suo rapido sopralluogo dalle parti di Piazza XVIII Agosto potrebbe aiutare ad intervenire, cosa che non hanno fatto i precedenti Governi nonostante le sollecitazioni, come pure le Amministrazioni locali impegnati in sagre, tornei per riconoscimenti ed eventi di varia natura.

L’odore della muffa, finestre aperte, le infiltrazioni di acqua ed il colore della ruggine, oltre la caduta di pezzi di intonaco, aiuterebbe a comprendere che occorre agire.

Non attendere crolli ed il definitivo disfacimento di una importante opera”.