SANITÀ LUCANA: IL DIRIGENTE DEL CROB “AI DOMICILIARI ANCHE NEL 2004”, A DIRLO…

Il Crob di Rionero continua a dare scandalo.

Attualmente i riflettori non sono puntati solo sul governatore Marcello Pittella, ma anche sugli altri 30 indagati, dando voce a tutte le informazioni che gravitano attorno alla loro vita professionale.

Piernicola Pedicini, Eurodeputato M5S e Coordinatore M5S Commissione ambiente e sanità, nella nota di seguito prende in esame la figura del dottor Gianvito Amendola.

Ecco i dettagli:

“Lo scandalo sanità in Basilicata, che vede agli arresti domiciliari il governatore Marcello Pittella e il coinvolgimento di 30 persone, è costituito da una serie di vicende e singoli episodi che sul piano etico e politico descrivono la Basilicata del malcostume, delle clientele e delle cattive pratiche che si radicano nelle relazioni tra cittadini e pubblica amministrazione.

A parte gli aspetti giudiziari e processuali che riguardano le singole responsabilità e che faranno il loro corso, appare particolarmente significativa la posizione di un dirigente dell’ospedale oncologico Crob di Rionero: il dottor Gianvito Amendola, coinvolto nell’inchiesta a causa di un concorso svoltosi a Maggio 2017 presso la struttura ospedaliera suddetta.

La procura di Matera, che lo ha sottoposto agli arresti domiciliari, lo accusa di falsità materiale in atti pubblici e di falsità ideologica in atti pubblici in qualità di componente, insieme ad altre persone, della commissione d’esame del concorso.

Secondo il gip, i commissari «attribuirono a ‘tavolino’ i relativi punteggi che venivano all’occorrenza ‘gonfiati’ per consentire il superamento della prova pratica a candidati segnalati dal presidente della Regione Basilicata Pittella».

Il dottor Gianvito Amendola ha già subìto gli arresti domiciliari nel 2004 nell’ambito dell’inchiesta Iena 2 che coinvolse 51 persone e che doveva fare luce su un «diffuso e metodico rapporto collusivo» tra un clan mafioso lucano e ambienti politici e imprenditoriali locali.

Per quell’inchiesta, Amendola fu coinvolto sempre per il suo ruolo di dirigente del Crob e attualmente è sotto processo presso il tribunale di Potenza.

Per tale vicenda, il 17 Gennaio scorso il pubblico ministero ha chiesto che Amendola venisse condannato a 4 anni di carcere insieme ad altre 27 persone, tra cui il boss Renato Martorano, per complessivi 243 anni di reclusione.

La sentenza, di primo grado, dovrebbe essere emessa entro fine Luglio.

Quindi, nonostante il processo Iena 2 in corso, Amendola ha continuato ad avere ruoli dirigenziali presso il Crob ed è stato addirittura nominato direttore dell’Unità operativa complessa affari generali e personale e responsabile della prevenzione, della corruzione e della trasparenza della struttura ospedaliera di Rionero.

In sostanza, era lui che aveva il compito di prevenire atti di corruzione e garantire la trasparenza nell’ospedale oncologico lucano.

Si tratta di una situazione paradossale e gravissima che solo un ‘sistema malato’ come quello lucano ha potuto permettere.

Va precisato che Gianvito Amendola nel 2004 finì agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Iena 2 insieme ad altri 51 indagati eccellenti, tra cui gli onorevoli Gianfranco Blasi e Antonio Luongo (Blasi prosciolto; Luongo prescritto).

Le accuse erano a vario titolo: associazione per delinquere di tipo mafioso, turbativa d’asta, estorsione, usura, riciclaggio e corruzione.

Gianvito Amendola era accusato, in qualità di dirigente amministrativo del Crob, di aver fatto da intermediario dell’accordo tra un’impresa di pulizia e i vertici del Crob, incassando come ricompensa l’assunzione di tre persone che ‘aveva segnalato’ lui stesso”.