Le malattie reumatologiche sono più di 200, ma agli inizi dell’800 erano quasi sconosciute.
A contribuire agli studi per la loro individuazione e allo sviluppo di terapie è stata la pubblicità, nata in quegli anni e diventata subito il mezzo di diffusione prediletto per le aziende farmaceutiche.
A seguito di un bando indetto dalla SIR – Società Italiana di Reumatologia e rivolto ai suoi soci, sono state individuate due realtà prestigiose che ospiteranno la mostra “Storia della pubblicità farmaceutica per la terapia del dolore e delle malattie reumatologiche”: Forlì e Potenza.
Un’iniziativa culturale promossa dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR), dall’Istituto di Storia della Reumatologia (ISR) e dal Museo Nazionale Collezione Salce, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei della Basilicata (DRM-Bas).
Domani, 14 ottobre, verrà inaugurata l’esposizione di Potenza, presso lo splendido Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu”.
Sarà visitabile fino a Domenica 22, dalle 9:00 alle 20:00.
L’inaugurazione vedrà la presenza delle Istituzioni cittadine e regionali.
A presentare le attività di SIR saranno il Past president SIR Roberto Gerli e il Direttore dell’Istituto di Storia della Reumatologia Leonardo Punzi.
Spiega Gian Domenico Sebastiani, Presidente SIR e Direttore della UOC Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini di Roma:
“Le malattie reumatologiche colpiscono oltre 5 milioni e mezzo di pazienti.
Studiarne la storia aiuta a comprenderne i meccanismi, per garantire terapie innovative ai malati.
È con questo obiettivo che nel 2020, a Venezia, è nato l’Istituto di Storia di Reumatologia, per volere della Società Italiana di Reumatologia.
Oggi, mostrare l’impatto che la propaganda ha avuto sull’individuazione di nuove patologie e sulla ricerca permette di comprenderne l’enorme potenzialità, anche in termini di prevenzione e di corretta interpretazione dei sintomi: in quest’area della medicina, infatti, i pazienti spesso attendono anche anni prima di ricevere una diagnosi.
Una situazione sulla quale SIR è impegnata in prima linea, perché diagnosi precoce significa migliore qualità di vita”.
Aggiunge Roberto Gerli, Past president di SIR e Direttore della Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’Università di Perugia:
“Le malattie reumatologiche sono famose per aver interessato in passato personaggi di prestigio, come Michelangelo, Galileo, Garibaldi e Cristoforo Colombo.
Si trattava, però, delle poche già conosciute, come la gotta, vista come patologia ‘aristocratica’ perché associata al consumo di carni rosse.
Altre, come l’artrite reumatoide, si sono sviluppate solo negli ultimi due secoli.
Oggi molte di loro hanno un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita dei pazienti, ma se possiamo controllarne i sintomi con farmaci come il cortisone, entrato nella pratica clinica solo dal 1950, e più efficacemente con farmaci innovativi diversi dal cortisone, come i farmaci biologici, è proprio grazie agli investimenti nella ricerca e alla diffusione di informazioni riguardo le patologie, anche attraverso la pubblicità“.
Commentano il dottor Alberto Perez-Negrete, borsista dell’ISR e curatore della Mostra e del catalogo e il professor Leonardo Punzi, Direttore dell’ISR:
“La Mostra sulla Storia della Pubblicità dimostra come le tecniche di comunicazione, per essere efficaci, anche in campo medico devono saper interpretare i bisogni della popolazione e usare espressioni artistiche di qualità.
Ricordiamo che ovviamente erano pubblicità su prodotti a libero acquisto in farmacia, senza ricetta medica.
Il valore storico sta nel mostrare ‘come eravamo’ e l’importanza dei farmaci per il dolore anche in un’epoca in cui non si conoscevano ancora bene le sue cause“.
Afferma la Direttrice della Direzione Regionale Musei della Basilicata, l’arch. Anna Maria Mauro:
“La mostra offre l’occasione per un excursus in campo archeologico.
Vengono presentati, per la prima volta, i risultati di recenti analisi paleoantropologiche, grazie alle quali è stato possibile riscontrare patologie reumatologiche su individui della Basilicata antica.
Un guerriero del VI secolo a.C. sepolto in una necropoli presso San Chirico Nuovo, in provincia di Potenza, mostra i segni di una severa artrosi delle ossa del gomito sinistro (il cd. “gomito del tennista”), compatibile con l’uso prolungato di uno scudo.
Nell’abitazione di un chirurgo del IV secolo a.C. di Oppido Lucano, invece, due targhette con iscrizioni in osco dimostrano l’utilizzo di drenaggi in legno e specilli in osso, per guarire traumi e ferite.
Il percorso della mostra documentaria nel Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu” si integra con quello archeologico, attraverso un itinerario tematico che accompagna i visitatori alla scoperta dell’utilizzo di amuleti come l’ambra, e di rimedi naturali per il trattamento e la cura delle affezioni nel mondo antico, dall’età arcaica a quella romana.
Un affascinante viaggio nell’universo delle cure mediche, a partire dall’ambito domestico, con forti risvolti culturali, per giungere alla valenza civica assunta, ad esempio, dalla frequentazione delle terme per la salute pubblica in età romana“.
Commentano le dott.sse Angela Padula, Direttore del Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata e Maria Stefania Cutro, Delegata regionale SIR:
“È per noi un onore aver avuto la possibilità di ospitare a Potenza una mostra così prestigiosa che inauguriamo oggi, a pochi giorni dal compimento dei 25 anni della nostra attività.
La Reumatologia nasce infatti in Basilicata il 12 ottobre 1998 come dipartimento regionale, sotto la guida del dottor Ignazio Olivieri, allo scopo di frenare la migrazione sanitaria per le patologie di competenza.
In questi 25 anni la realtà reumatologica lucana si è consolidata diventando centro di riferimento per il Sud e, per alcune patologie reumatologiche, centro di riferimento anche nazionale.
Grazie alla forte vocazione per la ricerca, che sin dalla nascita ha caratterizzato il nostro centro, e alla presa in carico di pazienti con patologie croniche e spesso molto complesse è stato possibile raggiungere l’obiettivo iniziale riuscendo anche a invertire il trend di migrazione sanitaria”.
Questa la locandina dell’iniziativa e la sala mostra.