Per il portavoce della Csail, Filippo Massaro, il piano sanitario maxiemergenze con particolare riguardo all’aspetto “chimico-industriale” che vede l’ospedale di Villa d’Agri un “hub” per il rischio chimico, non dirada la nebbia ancora diffusa sul presente e futuro dell’Ospedale di Villa d’Agri.
In una nota della Csail si legge:
“Le preoccupazioni nuove che si aggiungono a quelle da tempo manifestate riguardano il piano di riorganizzazione degli ospedali battezzato “lacrime e sangue”.
Con la costituzione di un’unica azienda sanitaria regionale non è chiaro il compito di Villa d’Agri che sarà pure collegato con gli altri in caso di gravi o specifiche emergenze, ma non ci basta potenziare il pronto soccorso.
L’AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), nello “Screening” di 1200 ospedali italiani ha segnalato le buone performance dell’Ospedale di Villa d’Agri, smentendo il luogo comune che tutti i piccoli ospedali sono da chiudere perché non in grado di garantire qualità di prestazioni e professionalità del personale.
Il “modello Villa d’Agri” dimostra tutto l’opposto: ictus, infarto, artroscopia del ginocchio, patologie che grandi e piccole strutture possono fronteggiare.
Tra deficit del Sistema sanitario nazionale e storie di malasanità viene da chiedersi se i piccoli ospedali siano delle risorse preziose per chi vive nel territorio o dei rischi per la sicurezza”.
Per Massaro occorre avviare un processo di trasformazione che prevede la riorganizzazione dell’attività clinica-assistenziale per patologie complesse, croniche, anziani; riorganizzazione dell’attività clinica-assistenziale in termini di possibilità di contrastare il fenomeno dei ricoveri ripetuti, contenendo inefficienze in termini di spese e costi elevati con conseguente razionalizzazione delle risorse; definizione e realizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per patologie e situazioni complesse (anziani, alzheimer, ecc).