PETROLIO IN BASILICATA, LETTERA DEI LAVORATORI DELLA VAL D’AGRI A TUTTI I LUCANI: “CHE NE SARÀ DI NOI SE CHIUDE IL CENTRO OLI?”

 

Sono 354 gli operai lucani che temono per il loro futuro lavorativo presso il Centro Oli di Viggiano (Potenza), per loro l’Eni (a seguito del blocco dell’impianto in Val d’Agri, risalente allo scorso 31 Marzo) ha avviato le procedure per metterli in cassa integrazione ordinaria.

Ecco la lettera scritta e diffusa dagli stessi lavoratori della Val d’Agri:

Carissimi Lucani,

giovani e meno giovani,  ambientalisti o meno,  politici e disinteressati di politica, idealisti e cinici, impiegati e disoccupati, ottimisti e pessimisti, noi lavoratori della Val d’Agri ci rivolgiamo a voi per dire che anche noi amiamo la nostra terra, infatti abbiamo scelto di restarci nonostante le difficoltà e i problemi che tutti ben conosciamo.

Lavoriamo in questo settore alcuni per scelta, alcuni perché non hanno trovato altro visto che dalle nostre parti non abbiamo tante alternative.

Non è possibile che il “Texas” della Basilicata e dell’Italia ad oggi, ascoltando quanto viene detto in tv e scritto sui giornali, abbia portato solo inquinamento e corruzione ed infine … disoccupazione.

Forse presi dalla foga di schierarci contro i “colonizzatori” qualcuno ha dimenticato che con le royalties (con diversi zeri) tutti hanno beneficiato:

  • Del bonus benzina
  • Delle sovvenzioni che la Regione ha elargito alla Sanità
  • Dei fondi utilizzati per gli operai della forestale
  • Dei contributi concessi all’Università degli Studi di Basilicata
  • Dell’aiuto economico che ha contribuito a superare il momento critico in cui il Comune di Potenza si è trovato a causa del dissesto finanziario
  • etc….

Anche noi siamo ambientalisti se con questo termine si intende il rispetto della legge, il rispetto dell’ambiente e della salute di tutti, in una parola il rispetto dei DIRITTI.

Non è giusto costringere la gente a dover scegliere tra il Lavoro e la Salute, perché sono entrambi diritti di tutti, è assurdo scegliere,anzi impossibile, perché si può lavorare senza inquinare così come si può salvaguardare l’ambiente senza dover perdere posti di lavoro.

Noi siamo i primi a volere che venga fatta giustizia, cioè che chi ha sbagliato paghi, ma allo stesso tempo chiediamo che vengano eseguiti i controlli ambientali in maniera costante e puntuale, senza dover attendere l’intervento della giustizia per porci la domanda se si lavora secondo quanto previsto dalla normativa o meno.

Immaginiamo la Val d’Agri senza C. Olio, sicuramente il panorama ne trarrebbe miglioramento ma in quanti resterebbero qui per goderselo, se tra dipendenti ENI (circa 300) e indotto (2.146) (dati della regione Basilicata) perderebbero il posto di lavoro? Abbiamo considerato che circa 2.500 lavoratori si portano dietro 2.500 famiglie, che vuol dire almeno 7.500 persone che rapportate al totale della popolazione della Val d’Agri di circa 25.000 abitanti, equivale al 30% della popolazione.

Se poi volessimo escludere i bambini e i pensionati e considerare solo la popolazione in età di lavoro è probabile che raggiungeremo il 50%.

Se tutto ciò si concretizzasse “che ne sarà di noi”?