17 ANNI PER TROVARE ELISA CLAPS: CHI SAPEVA QUALCOSA? ECCO I PERCHÈ DELLE CONDANNE ASSEGNATE

Ci sono voluti 17 anni per ritrovare i resti di Elisa Claps, la giovane studentessa potentina scomparsa nel Settembre del 1993 e ritrovata nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza il 17 marzo 2010.

Il processo ha condannato il suo assassino, Danilo Restivo, in via definitiva a 30 anni di reclusione ma il processo sta andando avanti per giudicare altre figure coinvolte nella vicenda legata al ritrovamento dei resti di Elisa.

Ieri il giudice ha pronunciato le motivazioni della sentenza di condanna, a otto mesi di reclusione (pena sospesa) per false dichiarazioni al pm, per le due donne addette alle pulizie della chiesa della Santissima Trinità .

Per il giudice si tratta di “un percorso a dir poco travagliato e contraddittorio”: il processo si è concentrato sulle dichiarazioni delle due donne che, al momento del ritrovamento del corpo di Elisa Claps, avevano spiegato di non essere mai salite prima in quel sottotetto e, secondo il giudice, questo, almeno per una delle due donne, è falso.

Inoltre i giudici hanno accertato che il cadavere di Elisa fu ritrovato tra Gennaio e Febbraio 2010, anche se ufficialmente la data del ritrovamento risulta essere Marzo, quando erano in corso nella Chiesa, lavori di ristrutturazione.

Gli operai che lavoravano videro i resti ed avvisarono il viceparroco, don Wagno Oliveria che, secondo il giudice, ha avuto un “comportamento a dir poco anomalo”.

Quest’ultimo, durante il processo, spiegò che, tra Gennaio e Febbraio del 2010, una delle due donne gli aveva comunicato il ritrovamento dei resti (in particolare un “cranio”), rispondendo loro di avvertire don Ambroise, parroco della Trinità.

Don Wagno parlò con l’allora vescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo, il quale in un primo momento non aveva intuito la gravità della vicenda ma successivamente lo invitò a segnalare il ritrovamento alle forze dell’ordine.