Bocciato il salario minimo: cosa cambia per 3 milioni e mezzo di lavoratori

L’assemblea del Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, presieduto dall’ex ministro Renato Brunetta, ha approvato il documento proposto dalla Commissione d’Informazione sul salario minimo orario.

Come riporta today: “Il via libera è arrivato con voto di maggioranza.

Il testo prevede una sostanziale bocciatura per quanto riguarda l’introduzione di un salario minimo orario e un rafforzamento della contrattazione nazionale collettiva.

Il testo è stato approvato con 39 voti a favore e 15 contrari: hanno confermato il loro no Cgil, Uil e Usb.

Bocciata senza appello quindi, la proposta presentata dai cinque esperti, tra quelli nominati dal presidente della Repubblica, sulla sperimentazione della tariffa retributiva minima da affiancare alla contrattazione salariale.

‘Come dimostra un’ampia letteratura, un salario minimo per legge, se ben implementato all’interno dei meccanismi della contrattazione collettiva, non indebolisce ma rafforza la stessa’ si leggeva sul rapporto stilato dai cinque.

Nello stesso documento si sottolineava che quasi tutti i paesi europei e tutti quelli del G7 (tranne l’Italia) avessero una legislazione sul salario minimo.

Idee di fatto opposte a quelle esplicitate nel documento finale.

Il parere arriva dopo circa 60 giorni da quando è stato sollecitato dalla presidente Giorgia Meloni, lo scorso 11 agosto, è per molti rappresenta un vero e proprio assist alle posizioni della maggioranza di governo, da sempre contrarie all’introduzione del salario minimo.

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro è un organo di rilievo costituzionale (previsto dall’articolo 99 della nostra Costituzione) che svolge un ruolo consultivo nei confronti di Governo, Parlamento e Regioni.

È composto da esperti nominati dal presidente della Repubblica e talvolta proposti dal presidente del Consiglio, rappresentanti sindacali e imprenditoriali ed esponenti del terzo settore.

Si esprime su materie economiche e sociali e sul rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni centrali e locali.

I suoi pareri non sono vincolanti, ma rappresentano delle vere e proprie consulenze che possono essere richieste dalle istituzioni.

Di fatto quindi, dopo il voto di giovedì 12 ottobre, non cambierà nulla a livello concreto, sul tormentato cammino dell’introduzione del salario minimo nel nostro Paese.

Ma la discussione in Aula potrebbe subire un ulteriore rallentamento.

La maggioranza di governo sarebbe già pronta a rinviare in commissione lavoro, la discussione sul salario minimo per approfondire le osservazioni del Cnel.

Mercoledì 18 ottobre è prevista la discussione in Aula.

La destra avanzerebbe, proprio alla luce delle ultime osservazioni, delle proposte in merito.

Non solo: anche se non è in alcun modo vincolante, il parere del Cnel ha un suo peso politico, proprio perché elaborato da un ‘corpo intermedio’ con all’interno importanti rappresentanti della società civile.

Un effetto sottolineato subito dall’opposizione. ‘La destra usa il Cnel per dire No al salario minimo.

Non hanno il coraggio di farlo alla luce del sole e si rifugiano dietro organismi di rilevanza costituzionale che andrebbero preservati da strumentalizzazioni politiche.

Questo accade nel giorno in cui il Cnel si spacca, fatto senza precedenti nella storia.

La proposta di rinvio del salario minimo in Commissione – visto che è previsto il voto il 17 ottobre in Parlamento dopo due mesi di rinvio – è una fuga vigliacca dal Paese reale e dalla crisi del potere d’acquisto di milioni di persone.

Per noi rinviare ancora è semplicemente irricevibile’ ha dichiarato il capogruppo del Partito Democratico in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

Ma la strada parlamentare sembra inesorabilmente allungarsi.

E per circa 3 milioni e mezzo di lavoratori poveri insomma, ci sarà da attendere.

Mentre il salario minimo assomiglia sempre di più a una vera e propria battaglia identitaria che divide ormai radicalmente destra e sinistra”.