Potenza: imbrattata da vernice e disegni volgari la targa che ricorda Tammone, agente della Polizia assassinato! La denuncia

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato che Libera Basilicata ha rivolto al Sindaco di Potenza, Mario Guarente:

“Il 10 luglio 1996 venne barbaramente ucciso, a Potenza, Francesco Tammone, agente scelto della Polizia di Stato, per mano di un noto pluripregiudicato della zona, in regime di semilibertà.

L’emozione, sincera, del primo momento spinse l’amministrazione comunale di Potenza ad intitolare una strada a Francesco, quale debito di riconoscenza nei confronti di un giovane assassinato e nei confronti della sua famiglia.

A venticinque anni dalla morte di Francesco la città di Potenza sembra averlo dimenticato.

La targa che lo ricorda è imbrattata da vernice e disegni volgari e la strada è abbandonata, piena di erbaccia.

Chiediamo al Sindaco di Potenza di intervenire tempestivamente.

Di passare dalle promesse ai fatti.

La mafia più pericolosa è la mafia delle parole, è l’immobilismo, la burocrazia, il promettere e non fare.

La lotta alle mafie non può diventare un esercizio retorico, uno strumento di facile consenso.

La civiltà di una comunità si vede dal rispetto che ha per la memoria.

La memoria non va archiviata, va vissuta nel presente. Libera c’è per non dimenticare, per far continuare a vivere la speranza.

Dobbiamo essere noi più vivi, più veri, più coraggiosi per costruire ancora più vita.

L’Amministrazione Comunale di Potenza deve sapere che la memoria viva non è un evento ma si deve tradurre tutti i giorni in responsabilità e impegno.

Dobbiamo liberare dalla cultura mafiosa i territori e, soprattutto, la vita di tante persone.

Serve uno scatto da parte di tutti e ci vuole un ruolo maggiore dei cittadini, ma occorrono esempi da parte di chi governa una città come Potenza, non quelli a intermittenza, a seconda dei momenti e delle emozioni.

Ci vuole continuità, condivisione e corresponsabilità.

Siamo disposti a collaborare con le Istituzioni se fanno la loro parte, ma se non la fanno allora dobbiamo essere una spina nel fianco per chiedere ciò che è giusto”.