SANITÀ LUCANA E PRECARIATO: SI RIACCENDONO LE SPERANZE

La UIL FPL ha chiesto nei giorni scorsi alle Aziende Sanitarie e alla Regione Basilicata di avviare da subito un monitoraggio per stabilizzare i lavoratori precari nella pubblica amministrazione ed in particolare nella sanità pubblica, al fine di valutare l’applicabilità del decreto governativo che prevede misure di stabilizzazione alla luce del D.L. 75/2017, così come le altre Regioni italiane stanno facendo.

Nella nota di UIL FPL si legge:

“Pertanto accoglie con favore l’avvio del Monitoraggio annunciato dal Presidente Pittella nello scorso Consiglio Regionale.

Oggi, inoltre, è stata finalmente emanata la Circolare Madia che detta le linee guida che definisce le procedure atte alla stabilizzazione del personale della pubblica amministrazione comprendente la sanità.

Dai primi dati sommari in nostro possesso,emerge che nella sola sanità Regionale lavorano oggi circa 700 precari, contando i rapporti a tempo determinato, di cui circa 200 medici, 75 dirigenti non medici e 420 tra infermieri, OSS, tecnici di laboratorio, fisioterapisti, tecnici di radiologia.

La volontà della UIL FPL è quella di verificare quante sono le persone interessate che hanno i requisiti previsti dal decreto, ovvero aver lavorato almeno tre degli ultimi otto anni, per procedere agli accordi di stabilizzazione che il sindacato andrà a richiedere, data anche la situazione ormai cronica di carenza di personale nelle varie strutture.

Hanno trovato spazio nelle linee guida anche le richieste dei “ricercatori” degli IRCCS che ad oggi hanno forme di lavoro atipiche (CO.CO.CO), e  possono essere rinnovati.

È comunque positivo che il ricorso a rapporti di lavoro precario nella PA venga considerato eccezionale e straordinario.

In posti dove si danno servizi ai cittadini, spesso per 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana, il lavoro precario è veramente un non senso.

Dai numeri della sanità, secondo la UIL FPL si può presumere che potrebbero essere molti i  lavoratori impiegati in tutte le fantasiose e deleterie forme di precariato che le norme consentono e che, a causa del blocco del turnover pressoché totale imposto agli enti pubblici, sono fiorite in maniera mostruosa negli ultimi anni.

I lavoratori del pubblico non hanno rinnovi contrattuali dal 2009, i loro stipendi sono scesi ai valori di quelli del 2002, il blocco delle carriere e del turnover sta mettendo a dura prova la tenuta dei servizi.

In questo scenario ingiusto e deprimente sarebbe necessario, oltre al rinnovo dei contratti, la possibilità di assumere partendo proprio dai lavoratori precari”.