Tito, adeguamento sismico di questa scuola: “Investimento oneroso che non risolve problemi di sicurezza”. Questa la situazione denunciata

Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato stampa del Consigliere Comunale di Tito, ing. Francesco Laurenzana sull’Adeguamento sismico della scuola primaria “F. Cafarelli” di Tito.

Ecco cosa scrive in proposito:

“L’adeguamento è un investimento oneroso che non risolve i problemi di sicurezza.

Ne vale davvero la pena?

L’intervento di adeguamento sismico della scuola primaria “F. Cafarelli” di Tito, come risulta dal quadro economico del progetto esecutivo, costerà 2 milioni e mezzo di euro, di cui 835mila a carico del Comune che sottoscriverà un mutuo che graverà sulle spalle dei cittadini titesi per 25 anni e si andrà a sommare ai mutui già accesi per le opere di adeguamento degli altri istituti.

A fronte di un simile corposo investimento di risorse pubbliche, il progetto restituirà nel migliore dei casi un edificio certamente sicuro dal punto di vista sismico e più efficiente da quello energetico, ma comunque obsoleto in termini di configurazione e fruibilità, per di più inserito in un contesto che presenta criticità che non garantiscono la completa sicurezza.

Siamo proprio sicuri che ne valga la pena?

Stiamo parlando di un fabbricato costruito negli anni cinquanta, in muratura portante di pietrame e mattoni, sottoposto a un intervento di adeguamento sismico dopo il terremoto del 1980, a cui negli anni settanta è stato aggiunto un secondo corpo in cemento armato.

Il sito su cui insiste è classificato dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI) della “Autorità di bacino interregionale del fiume Sele” come “area a rischio di frana molto elevato”.

Tale classificazione suggerisce di indagare scrupolosamente anche il versante urbanizzato posto a monte dell’edificio.

Infatti sul lato Nord, a meno di due metri dai gradini della scala di emergenza esterna, insiste un muro di sostegno il cui paramento originario è stato successivamente prolungato, rinforzato e sopraelevato.

Si tratta un’importante opera di sostegno di fattura non omogenea non sottoposta sinora ad alcun intervento di adeguamento e su cui non è stata mai condotta – né è prevista dal progetto in questione – alcuna indagine per accertarne lo stato e la configurazione.

In caso di un evento che costringa all’evacuazione in emergenza della scuola, dunque, proprio il muro di sostegno posizionato sopra la via di fuga potrebbe costituire il pericolo principale per l’incolumità delle persone.

È pertanto sbagliato tralasciarlo come se non esistesse affatto; del resto le Norme Tecniche vigenti prescrivono che questi studi vengano “estesi ad ambiti geomorfologici significativi”.

Cosa dire poi dell’eventuale intervento dei mezzi di soccorso in situazioni di emergenza?

Il tratto di via Umberto I è in curva e in forte pendenza, con limite di transito ai mezzi di massa superiore alle 4 tonnellate; sull’altro lato, da via Roma in direzione di via Fontanelle, c’è una curva con svolta a U pressoché impraticabile per un’autoambulanza.

Il transito su via Fontanelle, non certo agevole, è inoltre vietato ai veicoli di massa superiore alle 2,5 tonnellate perché corre su un fosso che venne coperto e scatolato negli anni settanta.

L’opera beneficerà di un incentivo di Gse-Conto Termico di poco più di 200mila euro, che però verrà rateizzato nel tempo, e di un ribasso di gara che probabilmente verrà in larga parte assorbito dai notevoli incrementi dei costi delle materie prime in edilizia di queste settimane.

A conti fatti, dunque, l’intervento costerà all’incirca 1.500 euro per metro quadrato.

Una cifra molto alta, benché commisurata alla tipologia delle complesse opere di adeguamento in progetto.

È giustissimo, sacrosanto, destinare importanti risorse pubbliche sulla scuola.

Ma è saggio investirle su un plesso senza particolari pregi architettonici, concepito secondo canoni ed esigenze di una scuola e una didattica di oltre sessant’anni fa?

Non sarebbe meglio indirizzarle verso una scuola adeguata alla didattica del presente e del futuro?

Per di più quando aleggia il rischio concreto di ritrovarsi, dopo il costoso adeguamento strutturale ed energetico previsto, con un edificio non ancora a posto sotto l’aspetto della sicurezza globale, ovvero scuola più sito circostante.

Forse neanche immediatamente utilizzabile a causa delle problematiche e delle inadeguatezze normative esposte, a cui si aggiunge l’adeguamento antincendio, la scala di emergenza e le vie di esodo, demandate a interventi e finanziamenti successivi e alla necessità di installare impianti di ventilazione e di sanificazione dell’aria, quantomeno suggeriti dall’esperienza della pandemia per la didattica in presenza.

Interventi e impianti che dovrebbero essere inseriti in un’azione unitaria di adeguamento per evidenti ragioni tecnico-esecutive oltre che di ottimizzazione dei costi.

Un simile impegno di spesa giustificherebbe, questo sì, la demolizione dell’edificio, magari anche del vicino fabbricato dell’ex Comune, poi sede della Polizia municipale, per la ricostruzione in loco della scuola, se si vuole mantenerla nel cuore del paese.

Questa opzione al momento non è praticabile in quanto la classificazione di rischio del PSAI ammette esclusivamente interventi di adeguamento alla normativa antisismica e non la ricostruzione il loco.

Tuttavia il Comune di Tito, a seguito di una caratterizzazione dell’area e un opportuno approfondimento delle sue criticità idrogeologiche che in ogni caso andrebbe eseguito, può proporre una Variante al Piano che riperimetri e attenui il vincolo e, a quel punto, edificare lì la scuola del futuro.

Tale procedura avrebbe altresì una ricaduta positiva su un’ampia area dell’abitato oggi soggetta al vincolo.

Per i motivi elencati suggerisco di rinunciare al progetto attuale, senza il timore di sciupare un’occasione poiché in tempi di Pnrr e Recovery Fund si apriranno canali di finanziamento anche più favorevoli in termini di quota a carico del Comune.

Sarebbe un gesto di grande responsabilità nei confronti della comunità di Tito: una comunità che merita un progetto di alto profilo per un istituto scolastico sicuro e innovativo, all’avanguardia sul piano antisismico ed energetico, configurato per la didattica di oggi e di domani.

Solo in alternativa, perché non riesaminare l’ipotesi di delocalizzazione della Scuola in altro sito?

Perciò, a mio parere, sarebbe necessaria una pausa di approfondimento e di riesame della questione che è importante per Tito, anche con un dibattito che coinvolga la nostra comunità”.