Potenza: questi lavoratori in corteo e manifestazione sotto il palazzo della presidenza della Regione Basilicata! Ecco cosa sta succedendo

Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato stampa della Coordinatrice Regionale USB Basilicata Rosalba Guglielmi sulla manifestazione e corteo del giorno 28 marzo dei lavoratori ex TIS e RMI.

Ecco quanto riportato:

“Il 28 Marzo dalle ore 10:00 in poi è indetta dalla nostra O.S., unitamente alla CUB, una manifestazione con corteo nei pressi della Regione Basilicata dei lavoratori Tis e Rmi lucani.

I lavoratori partiranno alle ore 10,00 in corteo da via del Gallitello ( altezza ex biblioteca nazionale ) per giungere sotto il palazzo della presidenza della Regione Basilicata, percorrendo via del Gallitello, con svolta in via Verrastro all’altezza del bar K2, posizionandosi sotto il palazzo della Giunta regionale.

Le ragioni della protesta sono note.

Ad un mese esatto dall’inizio del presidio dal Presidente Bardi non è giunta alcuna comunicazione di incontro e nessun chiarimento in merito alla previsione di un piano occupazionale, a cominciare dalla informativa relativa ai possibili posti che potrebbero essere coperti negli enti sub regionali così come da lui stesso prospettato nell’incontro del 6 gennaio.

Intanto l’assessorato alle attività produttive continua a dar corso al progetto più che fumoso dei tirocini presso enti del terzo settore e, nonostante che i progetti terminino a giugno e ottobre 2023, la parte degli stessi che riguardano il riconoscimento di servizi sociali ai nuclei familiari dei partecipanti ai progetti, finanziati con tre milioni di euro, devono ancora vedere l’accreditamento delle società interessate e l’individuazione dei singoli bisogni familiari.

Un ulteriore grande bluff.

Al tavolo tecnico con l’assessore Galella è stata chiesta la modifica della delibera con il riconoscimento dell’importo direttamente ai beneficiari in base alla composizione del nucleo familiare, così come già deliberato dalla regione Sardegna.

Una risposta immediata alle famiglie che percepiscono 550/580 euro al mese.

Alcuni positivi riscontri non possono far tacere l’incomprensibile chiusura rispetto alla richiesta del pagamento dell’assegno durante i periodi di malattia e al riconoscimento dei permessi e al riposo tutelati dalla legge.

Le ragioni per continuare la lotta e il presidio continuano ad esserci tutte“.