L’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, nel corso dell’Offshore Mediterranean Conference & Exhibition (in corso a Ravenna da oggi fino a Venerdì), ha esordito con queste parole:
“In Val d’Agri si possono investire miliardi, raddoppiando o triplicando la forza lavoro, ma serve un clima con la popolazione: investirò se ci sarà un dialogo reale.
Noi vogliamo investire, ma ci concentriamo per avere un maggiore consenso sul territorio.
Se verrà trovato lo faremo”.
Tali affermazioni hanno indignato di non poco tantissimi lucani ed il primo commento a caldo è arrivato dal segretario regionale di Italia dei Valori, Angelo Rosella, il quale ha dichiarato:
“Senza alcuna intenzione di “consegnare” la Basilicata alle società petrolifere, dopo l’annuncio dell’ ad Eni Claudio Descalzi di investire miliardi in Val d’Agri, raddoppiando o triplicando la forza lavoro, non si può non metterlo alla prova per verificare se gli stessi investimenti si possono effettuare nel pieno e più completo rispetto della tutela dell’ambiente e del territorio e della salvaguardia della salute dei cittadini.
Quanto al “clima di pacificazione” che richiede il manager Eni non dipende certo dai lucani, piuttosto da come la società dimostrerà di non ripetere i casi di sversamento di greggio, di inquinamento atmosferico nell’area industriale di Viggiano (le fiammate dal Centro Olio per intenderci), di contaminazione di pozzi e risorse idriche, sino ai paventati dubbi per il Pertusillo.
Chiunque ha buon senso non ha mai pensato che l’Eni sia “l’avvelenatore” della Basilicata ma i troppi episodi succedutesi negli anni hanno alimentato sospetti e sfiducia nel suo operato.
Pertanto il dialogo auspicato con le popolazioni locali si costruisce innanzitutto riconquistando la fiducia e rafforzando le azioni di prevenzione.
Sulla promessa di nuova occupazione è necessario che Descalzi chiarisca metodo di reclutamento della manodopera che vede sinora una percentuale di lucani decisamente al di sotto delle aspettative e la durata dei contratti in gran parte a tempo determinato.
C’è anche da chiarire come intenda valorizzare le imprese locali che, non è un mistero, lavorano solo in condizioni di subappalto.
Non basta indignarsi per le accuse che investono l’Eni dall’avvio dell’inchiesta della Procura di Potenza per il presunto smaltimento illecito di rifiuti legato all’attività estrattiva se poi non si confutano con atteggiamenti trasparenti e positivi.
Piuttosto i toni usati dal manager dell’Eni riflettono un livello di esasperazione suo e di tutti i dirigenti operativi della società che non riescono a fronteggiare campagne di informazione sulle ripetute trasgressioni alle norme vigenti e disinteresse per le problematiche della salute e dell’ambente”.




























