A Calvello in mostra le opere di Rocco Aliano sulla vita in paese dei nostri genitori e nonni. Ecco i dettagli

A Calvello, Santa Maria de Plano, mostra di Pittura di Rocco Aliano dal titolo “Identità e memoria”.

L’Inaugurazione è prevista per il 7 Agosto alle ore 18:30.

Franco Villani è il curatore della mostra.

Le opere di Rocco Aliano, artista nativo di Calvello e vissuto a Milano, ricostruiscono fedelmente la vita quotidiana del paese che ormai appartiene solo alla memoria degli adulti che hanno vissuto in quel periodo.

Le giovani generazioni, infatti, hanno conoscenza di quel mondo solo attraverso i racconti dei genitori e dei nonni.

I dipinti di Aliano ci mostrano quali erano le condizioni in cui si viveva, o meglio, si sopravviveva.

Oggi, non riusciamo neanche a pensare di poter vivere senza le comodità moderne.

Eppure, se si riflette, si comprende che, in fondo, i bisogni primari e fondamentali per vivere sono veramente pochi: avere una casa per proteggersi, riscaldarsi, mangiare, lavarsi… e potersi concedere qualche momento di svago.

Ma anche per soddisfare questi pochi bisogni occorre lavorare.

Per accendere il fuoco bisognava procurarsi la legna.

Infatti, quasi tutti gli abitanti del paese avevano animali da trasporto (asino o mulo, più raramente un cavallo).

La morte di uno di questi animali era quasi una sciagura; di qui l’usanza di far benedire gli animali nel giorno di S. Antonio abate, protettore degli animali.

Molti erano i calvellesi che allevavano pecore, capre e mucche per ricavarne il latte e molto più raramente la carne.

Tanti erano i contadini che coltivavano il grano e avevano una vigna per il vino.

Il dipinto che raffigura i contadini, che consumano un pranzo frugale sotto un albero, ci richiama alla mente il famoso Angelus di Francois Millet.

Ogni famiglia allevava un maiale indispensabile per l’alimentazione dell’intera famiglia per un intero anno.

Per l’igiene personale si andava a prendere l’acqua alla fontana e ci si lavava nella bacinella.

Per lavare i panni si doveva, invece, andare alla fontana o al fiume.

Ma questi erano anche gli anni delle grandi emigrazioni: moltissimi calvellesi si traferirono nelle grandi città del Nord o emigrarono in Svizzera e in Germania.

La vita di lavoro era interrotta solo dal riposo domenicale quando era usanza degli uomini recarsi in piazza per interminabili chiacchierate con gli amici.

Le donne, invece, dovevano conciliare l’esigenza di andare in chiesa per ascoltare la Santa Messa con lo svolgimento dei lavori casalinghi.

Per i ragazzi, i momenti di svago e di relax erano costituiti dai giochi di gruppo che potevano svolgere nelle strade del paese e d’estate provare l’ebbrezza dei bagni nel fiume nel famoso “muluniedd”.

Molto attese erano le feste religiose in cui si svolgevano le processioni in onore delle Madonne e dei santi venerati nel paese.

Nelle feste più importanti arrivava la banda che eseguiva marcette diventate, nel tempo, la colonna sonora di queste giornate festive che colpivano i sentimenti e l’animo della gente di qualsiasi età.

Ma il momento culminante era il concerto serale della banda sulla cassa armonica (da noi chiamata orchestra) la cui cupola echeggiava di squilli di trombe, melodie di clarinetti, rullii di timpani e tamburi, colpi di piatti e grancasse.

Per una sera la piazza diventava un vero e proprio teatro all’aperto!

Per anni, questi concerti serali hanno svolto un ruolo importante per far conoscere alla gente le più famose “romanze” e gli “assoli” delle opere liriche e sinfoniche dei più grandi compositori italiani e stranieri.

Il momento culminante si raggiungeva con l’omaggio floreale al Maestro sottolineato da applausi a scena aperta verso i virtuosi musicisti.

A tarda notte, mentre esplodevano i fuochi pirotecnici che solcavano il buio della notte, la gente faceva mestamente ritorno nelle proprie case con la segreta speranza di poter vivere altre giornate di gioia e di svago.