A Potenza commercianti allo stremo: decidono di protestare “mettendoci la faccia”. Ecco cosa sta succedendo

Dalle strade dello shopping davanti ai negozi chiusi con le insegne spente già da circa due settimane la protesta dei commercianti aderenti a Confcommercio Potenza si trasferisce sui social.

Tanti gli esercenti che “ci mettono la faccia” per urlare in una campagna social le grandi difficoltà di ditte individuali, di famiglia, microimprese allo stremo.

Angela Latorraca, in rappresentanza dei colleghi orafi, gioiellieri, orologiai, tra i più duramente colpiti dalle restrizioni della zona rossa destinate a protrarsi ancora con nuove norme di chiusure in vista della Pasqua, sui social lancia l’allarme:

  • “Chi non ha mai alzato una saracinesca non sa cosa c’è dietro un semplice e meccanico gesto;
  • Chi non ha mai alzato una saracinesca non sa che ci sono sacrifici sogni speranze;
  • Chi non ha mai alzato una saracinesca non sa che assembramenti non potevano esserci se in 12 mesi non ci sono stati eventi;
  • Chi non ha mai alzato una saracinesca non sa che ogni mattina è un colpo al cuore non poterlo fare;

Facciamo presto altrimenti tante saracinesche non si alzeranno più!!!”.

Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite nel settore abbigliamento-calzature-accessori di quest’inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a Gennaio e del 23,3% a Febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020.

Afferma Federmoda-Federazione Moda Italia-Confcommercio:

“Ancora non si comprende il motivo per cui un negozio di abbigliamento o calzature o pelletteria debba essere ricompreso tra quelle poche attività commerciali costrette alla chiusura per decreto in fascia rossa, nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli.

Al nostro settore serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione.

Abbiamo avuto a disposizione solo mezze stagioni per la vendita e fatto subito notevole ricorso a forti promozioni e a saldi, con l’unico obiettivo di contenere le perdite di fatturato.

Una soluzione che ha certamente aiutato i negozi ad avere liquidità per pagare personale, fornitori, affitti, tasse e spese vive, ma ha contestualmente generato una drastica riduzione dei margini, mettendo così a rischio il modello di business e la stessa sopravvivenza dei fashion store.

Per questa peculiarità, la soglia di perdita di fatturato coerente per il dettaglio moda risulta, pertanto, del 20%.

Resta indispensabile un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze come pure è indifferibile anche un intervento sull’abbattimento del costo dei canoni di locazione”.

Rispetto alle anticipazioni fin qui emerse dei contenuti del prossimo decreto “Sostegno”, Confcommercio ribadisce l’esigenza di:

“misure di ristoro adeguate e tempestive.

Quanto ai criteri, resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici ATECO, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi.

Tutto ciò per rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni”.