Potenza, centro antiviolenza Telefono Donna: “siamo in estremo affanno”. Ecco che cosa sta succedendo

Potenza rischia di perdere un altro importante tassello: il Centro antiviolenza Telefono Donna e rifugio Casa delle donne Ester Scardaccione rischia la chiusura.

L’allarme è stato lanciato dalla presidente dell’associazione, la psicoterapeuta Cinzia Marroccoli, tra le promotrici e fondatrici dell’unico centro antiviolenza accreditato della nostra regione.

Alla richiesta fatta da Telefono Donna di sblocco dei fondi, fermi al 2018, l’unica spiegazione fornita dalla Regione Basilicata, così come da lei dichiarato, è stata questa: lungaggini burocratiche.

Cinzia Maroccoli, così come riportato da Repubblica, spiega:

 “Circa 70mila euro tra centro e casa rifugio per le donne vittime di violenza.

Abbiamo un contenzioso con il padrone di casa, non riusciamo a pagare le operatrici.

Non possiamo reggere ancora per molto di questo passo.

Il passaggio da un’amministrazione a un’altra, in Regione, ha fatto sì che la delibera per il trasferimento delle risorse slittasse allo scorso Luglio.

Poi abbiamo dovuto aspettare la variazione di bilancio.

Per quanto ne sappiamo resta da apporre l’ultima firma al documento, fermo alla ragioneria della Regione.

Intanto sta per finire il 2019 e il rischio è che, il tutto, si protragga fino al 2020.

Una volta ‘liberati’ i fondi questi poi, a loro volta, dovranno essere trasferiti al Comune di Potenza, che con il centro antiviolenza ha una convenzione siglata all’assessorato delle Politiche sociali.

Anche qui, dunque, ancora firme da apporre e modifiche al bilancio da verificare.

Intanto il tempo passa, noi siamo in estremo affanno e l’ulteriore rischio è che questi fondi, ministeriali, tornino indietro.

Probabilmente, il fatto che se ne parli tanto è un bene.

Accresce la consapevolezza nelle donne che hanno più coraggio nel denunciare.

Quello che chiediamo alle istituzioni non è soltanto un sostegno economico, ma morale.

Esiste un luogo che fa da anello di congiunzione tra la donna, con le sue paure, la sua vergogna, il suo senso di colpa, il suo bisogno di proteggere ed essere protetta, il non sapere a cosa può andare incontro, e qualsiasi decisione vorrà prendere.

Quel luogo è il centro antiviolenza dove la donna è ascoltata, creduta, sostenuta, non giudicata, e mai forzata a fare qualcosa contro la sua volontà a meno che, dopo la valutazione del rischio a cui è esposta lei ed eventuali figli, non vengano prese tutte le misure di protezione possibili, compresa l’ospitalità nella casa rifugio.

È importantissimo nominare questo luogo e il suo relativo numero di telefono, che nel nostro caso è lo 0971/55551 o nominare almeno il 1522 (il numero nazionale antiviolenza), che indicherà alla donna il centro più vicino a cui rivolgersi.

Solo così, si potrà dare quell’informazione che rende completa e dà senso alla sensibilizzazione e che può anche salvare delle vite.

Resta il fatto che così facendo non si rende un buon servizio, soprattutto alle donne che si dichiara a parole di voler aiutare”.

Questi i numeri, forniti a Repubblica, da Telefono Donna:

  • dal 1 Gennaio 2019 al 31 Ottobre dello stesso anno, sono 114 le nuove donne che si sono rivolte al centro antiviolenza;
  • 44, le donne che avevano già contattato il centro negli anni precedenti;
  • sono in totale 2596 le donne che si sono rivolte al centro, a partire dal 1 Gennaio 2001.

Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di donne impiegate nel settore pubblico o casalinghe, di età compresa tra i 42 e i 49 anni, provenienti soprattutto da Potenza città.

Dal 1 Gennaio al 31 Ottobre 2019, 10 le nuove donne e 4 minori sono ospiti del rifugio Casa delle donne Ester Scardaccione, (7 donne e i minori già accolti negli anni precedenti: 1256 presenze) per un totale di 214 donne e 111 minori dal 2001.

Sono donne, spesso, occupate in lavori saltuari o, come 6 di loro, senza alcun lavoro.

Per l’età, si va dai 18 ai 65 con un piccolo picco tra i 42 e i 49 anni.

  • 30 le denunce, pari al 26,3 per cento dei contatti:
  • 18 riguardano maltrattamenti;
  • 7 stalking;
  • 3 abusi e molestie.

Nel 2019, infine, l’associazione Telefono Donna si è costituita parte civile in quattro processi.

Cosa ne pensate?