Con circa 345.000 ettari di superficie boscata la Basilicata rappresenta un’opportunità per le biomasse legnose (legna da ardere; pellet, vale a dire segatura compressa; cippato, scagliette di legno) che sono la prima fonte di energia rinnovabile in Italia, pari al 34%.
Seguono:
- l’idroelettrico (18%);
- le pompe di calore (12%);
- il fotovoltaico (9,5%);
- l’eolico (6,7%).
E’ quanto sottolinea la Cia-Agricoltori.
Nel settore del riscaldamento, la legna copre il 21% dei consumi, contro il 51% del metano, il 20% dell’energia elettrica, il 4% del gasolio e il 4% del gpl.
In Italia ci sono oltre 10 milioni di stufe e caldaie a legna (3 milioni delle quali a pellet).
Le biomasse legnose costano 45 euro a megawattora, la metà del metano (85 euro) e un terzo del gasolio (143 euro).
Secondo Agriforenergy, le emissioni di CO2 da questa fonte sono un decimo di quelle dal metano.
Il legno è una fonte di energia rinnovabile, perché la CO2 che produce è compensata da quella che era stata assorbita dall’albero, mentre la gestione dei boschi in Italia è rigidamente regolata per essere sostenibile: quello che si taglia è sempre meno di quello che ricresce.
Dopo il nuovo Regolamento recante le norme per il taglio dei boschi in assenza di Piani di assestamento forestale, a parere della Cia lucana non è più rinviabile l’aggiornamento del Piano regionale di agro-energia.
Anche piccoli impianti a biomasse legnose e gassose e di geotermia sono facilmente realizzabili nelle aree rurali e al servizio primario dell’approvvigionamento energetico delle imprese agricole-zootecniche.
Per questo il piano regionale deve puntare a favorire iniziative con produzione elettrica di media dimensione diffuse e non invasive del paesaggio e dell’ambiente, di autoconsumo e per compensazione/scambio dei fabbisogni energetici delle stesse aziende.
L’obiettivo centrale per la Cia è l’istituzione del Distretto regionale agroenergetico per la Basilicata:
“E‘ questo un modo per rendere competitive e a maggiore redditività il sistema della Pmi imprese specie quelle agricole.
Appare necessario promuovere impianti di piccola e media taglia che utilizzano le biomasse solide, le biomasse metanigene e i bioliquidi sostenibili di origine locale, valorizzando il ruolo delle imprese agricole, le intese di filiera e i contratti quadro.
Allo scopo di assicurare un utilizzo armonico delle risorse e delle produzioni del territorio, è indispensabile valorizzare le biomasse agricole, privilegiando i residui aziendali e i sottoprodotti, con un approccio di integrazione e non di competizione.
In più lavorare a una filiera energetica “green” tutta italiana favorirebbe l’occupazione, in particolare quella giovanile”.