Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno richiesto nei giorni scorsi un tavolo di confronto con Regione Basilicata e consorzio unico di bonifica per fare il punto della situazione nel comparto forestale, ma anche per tracciare le linee guida del futuro di un settore che i sindacati considerano nevralgico alla luce delle sfide contenute nel PNRR e nell’agenda 2030 dell’Onu per quanto riguarda il tema della sostenibilità ambientale e della lotta al cambiamento climatico.
Il segretario generale della Fai Cisl, Giuseppe Romano, commenta:
“Sono tutte sfide che debbono passare necessariamente per una riqualificazione del comparto della forestazione.
Per troppo tempo la forestazione è stata considerata, a torto, un bacino di sottoccupazione: ora è il momento di raccogliere la sfida della sostenibilità facendo di questo settore una delle gambe di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla tutela del patrimonio ambientale e su un più avanzato equilibrio tra produzione e consumo.
Il lavoro forestale già oggi svolge un ruolo attivo nella tutela del patrimonio naturale, nella manutenzione di un territorio storicamente fragile, nella difesa della biodiversità.
Non è più sufficiente.
L’attualità impone un cambio d’agenda radicale: si tratta di creare le premesse politiche, sociali e culturali per la forestazione del terzo millennio, non più ancorata a vecchie logiche ma ad una gestione dell’ambiente in linea con gli obiettivi tracciati nel manifesto di Assisi per un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica.
Dentro quel documento ritroviamo la griglia dei valori ai che deve ispirare un percorso riformatore in grado di cogliere un duplice obiettivo:
- riorganizzare il settore privilegiando progetti di risanamento e di filiera;
- dare il giusto riconoscimento economico e contrattuale alle persone impegnate nel settore.
Dobbiamo dare al confronto con le istituzioni locali un profilo ed obiettivi più ambiziosi della semplice manutenzione dell’esistente.
È ora di mettere a valore la risorsa bosco e di tornare al pieno utilizzo delle filiere ad esso collegate, oltre alla funzione di protezione idrogeologica: la filiera del legno, del castagno, del tartufo, dei funghi e di tutto quello che può rappresentare il sottobosco.
Per fare questo è necessario tornare a frequentare i luoghi, tornare alla funzione originaria della piantumazione e della coltivazione del bosco, riconoscendo alla risorsa boschiva e paesaggistica la funzione contemplativa di luogo che media con la città e i grandi agglomerati urbani, che serve a ritrovare l’umana condizione.
Allo stesso tempo gli obiettivi tematici dell’agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, gli stessi che hanno ispirato il PNRR, devono diventare il punto di riferimento e l’orizzonte della programmazione strategica regionale.
In tal senso, l’intera filiera idraulico-forestale costituisce lo snodo fondamentale per far atterrare sul territorio gli obiettivi in tema di sostenibilità e circolarità con progetti concreti e misurabili.
È una sfida innanzitutto culturale che deve vederci tutti impegnati in una logica di leale cooperazione tra istituzioni e soggetti sociali. È un investimento per le future generazioni”.