Basilicata: “investire nell’innovazione per uscire dalla crisi”. La proposta alla Regione

“Una struttura stabile che persegua finalità istituzionali nella gestione e nel coordinamento di attività di innovazione e trasferimento tecnologico per un affiancamento costante nelle progettualità europee e per la creazione di un network strutturato che vada ben oltre i confini regionali, stimolando e favorendo il dialogo fra i vari attori che a vario titolo si occupano di innovazione: acceleratori di impresa, associazioni di categoria nonché quanti lavorano alla realizzazione di nuovi prodotti e nuovi processi ad alto tasso di innovazione”.

È quanto chiede al governo regionale il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa, secondo il quale “bisogna investire nell’innovazione per uscire dalla crisi”.

Per Summa:

“Sulla scia di quanto fatto da altre Regioni (Emilia Romagna, Sardegna, Puglia, Lazio, Veneto, Lombardia, Molise, Toscana, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Marche), che hanno già attivato o implementato strumenti di gestione di innovazione e trasferimento tecnologico, anche la Regione Basilicata dovrebbe realizzare un networking collaborativo aperto per la gestione del trasferimento tecnologico.

In Basilicata, dalle esperienze pregresse sul territorio regionale, legate a progettualità non più rinnovate, Basilicata Innovazione prima e T3 poi si può confermare che avere una struttura di trasferimento stabile sul territorio ha favorito il dialogo fra mondo della ricerca e mondo delle imprese e ha mirato a diffondere una cultura dell’innovazione anche in termini di difesa e valorizzazione della proprietà industriale e alla valorizzazione su mercati internazionali di prodotti e servizi.

Mondo della ricerca e mondo delle imprese spesso non parlano lo stesso linguaggio, pertanto il ruolo di un connettore è di pregnante importanza perché deve favorire il dialogo avvicinando i ricercatori alle esigenze specifiche delle imprese e viceversa, tradurre i fabbisogni imprenditoriali in problemi risolvibili scientificamente.

In questo scenario di apertura al mondo è necessario un networking collaborativo aperto per la gestione del trasferimento tecnologico e ogni territorio regionale è chiamato a rispondere a queste sfide con mezzi e strumenti propri rispondenti alle specifiche peculiarità.

Non è un caso che l’Europa nelle varie programmazioni ha posto come driver primario per lo sviluppo dei territori l’innovazione tecnologica, attraverso il Responsable Research and Innovation che delinea chiaramente l’interdipendenza che intercorre fra la conoscenza tecnico scientifica e la sua attuazione concreta e delegando alle singole Regioni la capacità di tradurre questo indirizzo economico in azioni e interventi operativi.

Il tema non è solo legato agli investimenti pubblici, ma al cambio di paradigma per cui le imprese private iniziano ad investire i propri capitali nella ricerca e nell’innovazione per essere competitive in un mondo globalizzato, segnato da nuovi paradigmi culturali e tecnologici.

Una tale struttura avrebbe un ruolo rilevante sulle tematiche di business intelligence relative alla proprietà intellettuale, nella diffusione della cultura brevettuale e alla gestione dei titoli di proprietà industriale, un asset fondamentale tanto per le imprese quanto per i ricercatori.

Una struttura che oggi porterebbe solo benefici al territorio e al mondo delle imprese e della ricerca, come in altre realtà regionali accade da anni”.