Basilicata: la storia di Pasqualina, infermiera Covid a Milano, finisce sul New York Times, uno dei giornali americani più letti al mondo!

L’orgoglio lucano varca i confini della nostra regione.

Quella che riportiamo è la storia di Pasqualina Conte, infermiera di Lavello in prima linea nell’Ospedale di Milano per curare chi soffre.

Lei è una degli eroi in trincea che dedica la sua vita alla cura dei contagiati dal Coronavirus, rinunciando ai suoi affetti e, soprattutto, a suo figlio.

A parlare di lei le più conosciute testate nazionali e internazionali: Corriere della Sera, Repubblica, New York Times (per citarne alcune).

Ecco come il New York Times, uno dei quotidiani più letti al mondo, racconta la sua giornata di lavoro:

“Ogni sera, quando Pasqualina Conte torna a casa dal suo lavoro come infermiera in un pronto soccorso di Milano che accoglie pazienti affetti da Coronavirus, desidererebbe ardentemente una cosa sola: abbracciare Andrea, il figlio di 9 anni.

Ma sono ormai cinquanta giorni che questo non accade.

Un fotoreporter di Associated Press l’ha seguita nel reparto Covid-19 del San Carlo per raccontare la sua giornata in prima linea in questa emergenza sanitaria.

All’alba, Pasqualina apparecchia il tavolo per la colazione e dopo poco più di un’ora è in ospedale che indossa mascherina e indumenti protettivi per iniziare ad assistere i pazienti del reparto.

Il San Carlo, è una delle strutture ospedaliere nell’epicentro dell’epidemia italiana COVID-19 in Lombardia.

Le scuole sono chiuse e, lungo il tragitto, Pasqualina lascia Andrea da un’amica.

Il padre, racconta, li ha lasciati quando il bambino aveva 3 mesi.

Quando è scoppiata l’emergenza, in preda al panico, voleva mandare il figlio dai nonni al Sud. Ma non ha fatto in tempo a formulare il pensiero che le regole del blocco hanno reso impossibile l’idea.

Quando Pasqualina e Andrea escono di casa, indossano entrambi mascherine e guanti usa e getta. Non vuole correre rischi, anche se è risultata più volte negativa al virus.

“Potrei diventare positiva da un momento all’altro al lavoro,” spiega.

Sono circa 30 gli infermieri deceduti per Covid-19 secondo l’Associazione infermieristica italiana.

Pasqualina indossa una maschera chirurgica anche a casa, togliendola praticamente solo per mangiare e dormire.

 La sua giornata è piena: i pazienti da esaminare, test con il tampone da effettuare, la video-chiamata della figlia di un paziente in isolamento.

Otto ore dopo, crolla su a panca e poi si asciuga delle lacrime.

Più tardi, seduta sul bordo del letto a casa spiega al fotografo di Ap cosa l’ha fatta piangere: aveva appena finito di accomodare i cuscini di una paziente in modo da renderle meno faticoso il respiro.

Alla fine la donna è stata collegata a un respiratore e le ha detto che non temeva di essere sedata perché: “Quando mi sveglio, ti troverò.” Ma la diagnosi del medico non lasciava speranza e Pasqualina conclude soffocando le lacrime: “Non si sveglierà.”

Quando è iniziata l’emergenza il figlio era arrabbiato: “Mi diceva che tutti gli altri genitori erano a casa con i loro figli, ma l’idea di non andare al lavoro per l’emergenza non mi è mai passata per la testa.”

Con il tempo Andrea ha iniziato a vedere la situazione in modo diverso e ha anche offerto i piccoli risparmi del suo salvadanaio per aiutare gli infermieri come sua madre: “Ci sono i giorni che ritorna distrutta dal lavoro,” dice Andrea, “Sono orgoglioso di lei, sono molto orgoglioso. È in prima linea”.

Sentirglielo dire è confortante, ma non è lo stesso che abbracciarlo spiega Pasqualina: “E’ da 50 giorni che non ci sono né baci né abbracci”.

Sabino Altobello, sindaco di Lavello, esprime con orgoglio vicinanza alla sua concittadina.

Complimenti a questa grande donna che con difficoltà e, purtroppo, anche tra le lacrime, non si è persa d’animo e continua ad aiutare chi soffre.

Auguri per tutto.

Foto copertina Pasqualina: Antonio Calanni/Ap