Dal Governo No al blocco delle trivelle: rischi per la Basilicata! I dettagli

No al blocco delle trivelle.

Il Governo boccia la proposta che prevedeva lo stop alle concessioni di ricerca di idrocarburi in tutto il territorio nazionale, dal prossimo anno.

Su “L’Espresso” si legge;

“Dall’Adriatico al Canale di Sicilia, dall’entroterra emiliano a quello della Basilicata, riprendono le ricerche di gas e petrolio in terra e mare.

Il governo Conte nel decreto milleproroghe non ha prolungato la moratoria a nuove autorizzazioni: moratoria voluta due anni fa proprio dal Movimento 5 stelle che aveva imposto uno stop per almeno 24 mesi.

Una dimenticanza, un cambio di politica energetica dopo la fortissima pressione di colossi come Eni e aziende europee, dalla North Petroleum alla Rockhopper che hanno richieste pendenti di nuove ricerche che valgono miliardi di euro?

«Di sicuro un pasticcio gravissimo», dice Angelo Bonelli dei Verdi.

In questo momento sono 84 le domande di nuove trivelle presentate al Ministero dello sviluppo economico.

Molte delle quali in fase avanzata: in soldoni manca solo l’ultima firma.

E senza moratoria a breve saranno autorizzate, anche per evitare contenziosi milionari, visto che in alcuni casi è stata ottenuta anche la valutazione di impatto ambientale: il colosso inglese Rockhopper ha già minacciato una richiesta di risarcimento danni da 350 milioni di sterline.

In mare le richieste pendenti sono 24 e tutte concentrate tra l’Adriatico e il Canale di Sicilia: davanti alla costa tra Gela e Licata ha presentato una richiesta di trivellazione la società inglese Northern Petroleum per una superficie di 279 chilometri quadrati e due richieste le hanno presentate Eni ed Edison in società, la prima per 60 chilometri quadrati la seconda per ben 450 chilometri quadrati.

Accanto Pantelleria è la società piemontese Audax Energy ad aver chiesto un permesso di ricerca per 345 chilometri quadrati.

Davanti alle coste pugliesi e calabresi sono tre le domande di ricerca in mare: due presentate dalla società Aleanna Italia (gruppo americano in società con l’emiliana Gas plus) e una dall’Eni.

Salendo verso l’Adriatico a chiedere il permesso di ricerca davanti alle coste pugliesi e della Basilicata sono la Global petroleum, la Northern Petroleum, e davanti alle coste dell’Abruzzo è il gruppo Aleanna petroleum a chiedere di trivellare.

Salendo ancora verso l’Adriatico le domande sono concentrate davanti alle coste emiliane: a chiedere permessi di ricerca sono lì’Eni, l’Agip e la Adriatic Oil.

Altre 54 richieste riguardano invece ricerche in terraferma.

Solo per citarne alcune, le più grandi per estensione:

  • l’inglese Rockhopper chiede di trivellare tra Isernia, Campobasso e Chieti;
  • l’Eni nella zona di Potenza;
  • Aleanna Italia nella zona del bolognese, ma anche in Molise tra Campobasso e Isernia;
  • la Delta Energy tra Avellino e Benevento;
  • la Mac Oil tra Como e Varese; l’Eni tra Pescara e Teramo;
  • In Sicilia l’Eni chiede di fare ricerche tra Modica e Ragusa, ma anche nella piana di Vittoria, nella zona tra Caltagirone, Gela e Mazzarrone e sulle Madonie nell’area di Petralia Soprana;
  • la Mac Oil ha presentato domanda di ricerca tra Enna, Caltanissetta e Agrigento;
  • il gruppo alcanna Italia nella zona del Belice.

Gli ambientalisti sono adesso molto preoccupati. «Dal decreto legge mille proroghe è scomparsa la norma che prorogava la moratoria per le autorizzazioni a nuove ricerche di petrolio in terraferma e a mare e in virtù di ciò potranno essere autorizzate nuove domande di ricerca a trivellare perché la legge prevedeva che la moratoria di 24 mesi sulle nuove autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi dovesse essere finalizzata alla redazione del piano delle aree idonee da realizzare entro 18 mesi dalla pubblicazione in GU della legge, in assenza di questo piano sempre secondo l’articolo 11 ter del decreto legge del 2019 i procedimenti e le istanze di permesso riprendono efficacia entro 24 mesi: la scadenza dell’adozione del piano è febbraio 2021», dice Bonelli.

«Questo piano – continua l’esponente dei Verdi- non è stato redatto per cui nelle prossime settimane permessi di ricerca e autorizzazioni a trivellare potranno essere concessi a partite a regioni come l’Emilia Romagna, Basilicata dove si concentrano le maggiori istanze di ricerca di idrocarburi, nel mar Adriatico, Ionio e nel canale di Sicilia.

I responsabili di questo pasticcio sono i ministri dell’Ambiente Sergio Costa e dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che non hanno redatto il piano che loro stessi avevamo proposto, due ministri del M5S si sono resi responsabili di questo pasticcio ovvero far decadere la moratoria sulle trivellazioni perché non hanno redatto e adottato il piano che la legge da loro voluta e scritta prevedeva»”.