L’assegno unico a novembre sarà più basso per alcune famiglie: ecco i dettagli

Nel mese di novembre 2023, l’Inps ha individuato tre date per effettuare il versamento dell’assegno unico universale per ogni figlio a carico fino ai 21 anni, la misura che da marzo 2022 ha unificato in una sola agevolazione una serie di interventi a sostegno delle famiglie con figli.

Nel dettaglio, come riporta today: “le date valide per il mese in corso sono giovedì 16, venerdì 17 e lunedì 20 novembre.

Questo vale per chi percepisce la somma da almeno un mese e per quelle famiglie che tra ottobre e novembre non hanno subìto nessuna variazione d’importo.

Alcuni beneficiari, tuttavia, potrebbero vedere l’importo dell’assegno ridursi fino al minimo, con i soldi versati con qualche giorno di ritardo rispetto al solito. Vediamo perché, cercando di fare chiarezza.

Con la fine dell’anno vicina e in previsione del conguaglio che avverrà tra i mesi di febbraio e marzo 2024, in questi giorni l’Inps comincia a verificare in maniera più approfondita le somme che ha erogato nel corso del 2023 alle famiglie con i figli a carico.

Ecco perché per alcune famiglie l’importo dell’assegno unico non verrà assegnato nelle tre date sopra indicate, ma solo a fine novembre, presumibilmente tra lunedì 27 e giovedì 30: il caso riguarda i nuclei familiari che percepiscono le somme in questione sulla base di un Isee che secondo l’istituto di previdenza presenta omissioni o difformità.

Fino a ottobre 2023 anche chi aveva un Isee considerato non conforme si è visto riconoscere la somma calcolata in base all’attestazione reddituale inviata in precedenza. A novembre, però, partono le verifiche e i ricalcoli.

Se questi nuclei familiari non hanno provveduto nel frattempo a inviare l’Isee corretto, potrebbero vedersi ridurre l’importo dell’assegno unico fino alla somma minima (54,10 euro) già a partire da questo mese.

In sede di conguaglio, a febbraio o marzo del prossimo anno, per queste famiglie c’è anche il rischio di vedersi sottrarre le somme che l’Inps ritiene siano state indebitamente percepite nei mesi precedenti, proprio per la mancata regolarizzazione dell’Isee.

Le famiglie che rientrano in questa casistica possono regolarizzare la situazione entro la fine dell’anno, arrivando a recuperare i soldi non erogati nei mesi di novembre e dicembre e allontanando anche il rischio delle trattenute a conguaglio nel 2024.

Per farlo, va prodotto e consegnato all’Inps, telematicamente, un indicatore della situazione economica equivalente (Isee) corretto, entro l’ultimo giorno dell’anno, domenica 31 dicembre 2023.

L’importo dell’assegno erogato dallo Stato varia in base a parametri come l’età anagrafica, la presenza di figli disabili e la situazione economica del nucleo nel suo complesso, certificata dall’Isee aggiornato.

Secondo i calcoli dell’Inps, su una platea di 6,2 milioni di beneficiari sono circa 66mila le famiglie che hanno inoltrato istanze Isee errate, pari a circa l’1%. Ora queste famiglie sono tenute a mettersi in regola.

Tra gli errori più comuni che producono distorsioni nell’Isee rientrano le intestazioni del conto corrente condiviso con un parente o dimenticato, un investimento dato per chiuso ma ancora attivo, oppure un dato incorretto fornito dal datore di lavoro o dal centro di assistenza fiscale.

Entro il 31 dicembre di quest’anno l’assegno unico universale necessita di dati corretti, pena l’erogazione delle somme minime previste per gli “indicatori difformi”.

Al pari dei nuclei con un Isee maggiore a 43mila euro o a quelli che non hanno fatto domanda, le famiglie con “indicatori difformi” che non si mettono in regola riceveranno le somme minime: 54 euro al mese per ogni figlio minorenne, 27 euro per quelli tra i 18 e i 21 anni che risultino studenti o disoccupati. Gli importi variano in caso di figli con disabilità.

L’Inps avvisa che le famiglie raggiunte da una comunicazione di difformità dovranno mettersi in regola presentando una nuova dichiarazione unica sostitutiva (Dsu) senza anomalie.

Nel caso di un errore generato dall’intermediario, i beneficiari potranno chiedere al Caf di rettificare la dichiarazione, oppure presentare all’Inps la documentazione che attesta la veridicità dei dati.

Se le correzioni andranno a buon fine, le famiglie riceveranno il livello di assegno corretto tenendo conto di eventuali arretrati”.