Referendum sul lavoro: a Potenza al via la raccolta firme. Ecco i quesiti

E’ partita a Potenza e nei comuni della provincia la raccolta firme per il referendum sul lavoro indetto dalla Cgil nazionale.

I quesiti referendari sono stati illustrati alla stampa questa mattina dal segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, davanti alla sede dell’Università di Basilicata a Macchia Romana, nel capoluogo.

Ha spiegato Esposito:

“Un luogo simbolo scelto dalla Cgil in quanto il referendum sul lavoro riguarda tutti i cittadini e tutte le cittadini e i lavoratori e le lavoratrici di oggi e del futuro.

Il lavoro in Italia è troppo precario e i salari sono troppo bassi. Tre persone al giorno muoiono lavorando.

Ieri l’ennesimo incidente a Palermo dove cinque lavoratori sono usciti di casa per non farvi più ritorno. Tutto ciò è inaccettabile.

Per realizzare il massimo profitto possibile appalti, subappalti, finte cooperative, esternalizzazioni di attività sono diventati normali modelli organizzativi di ogni azienda privata e pubblica.

Il frutto di vent’anni di leggi sbagliate è un netto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone che per vivere devono lavorare”.

In Basilicata, secondo i dati Ires Cgil, il 2023 rispetto al 2019 segna un più 3,5 per cento nell’occupazione, con settemila lavoratori in più, spiega Esposito:

“ma con gravi squilibri settoriali a favore dei cantieri edilizi e del turismo.

Oltre che per settore, la crescita occupazionale lucana è squilibrata per età: i lavoratori giovani sono solo il 21,7% del totale, a fronte del 23,3% nazionale, mentre quelli ultracinquantenni sono il 40%, a fronte del 37% medio italiano.

Oltretutto la crescita occupazionale è squilibrata in termini di tipologia contrattuale: un misero 13,4% di nuove assunzioni nei primi nove mesi del 2023 avviene con contratto a tempo indeterminato; più della metà è a tempo determinato e quasi un terzo ricade nelle forme più gravi di precarietà (contratti stagionali, intermittenti, in somministrazione).

Tale modalità occupazionale, che crea un bacino di precariato molto ampio, è dilagante specialmente fra i giovani.

Per non parlare dei divari di genere.

Il tasso di disoccupazione giovanile femminile in Basilicata è del 36,3%, lo scarto con quello dei giovani maschi regionali è di oltre 16 punti.

Non solo lavorano meno ma quando lavorano guadagnano meno degli uomini, circa il 10% in meno”.

Quattro i quesiti referendari:

  • per l’abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento (Jobs Act);
  • l’abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese;
  • l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine;
  • l’abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortuni sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.

Conclude Esposito:

“Il messaggio che vogliamo lanciare è che il lavoro deve essere tutelato perché è un diritto costituzionale.

Deve essere sicuro perché di lavoro si deve vivere e non morire.

Deve essere dignitoso e perciò ben retribuito.

Deve essere stabile perché la precarietà è una perdita di libertà.

Per questo invitiamo tutti e tutte a recarsi presso le Camere del lavoro Cgil nel proprio comune e firmare i quesiti referendari abrogativi.

Stiamo organizzando banchetti in quasi tutti i comuni del potentino.

Le raccolte sono già partite ad Avigliano, Rionero, Lauria, Melfi, Venosa, Rotonda, Sant’Arcangelo, Villa d’Agri.

A Potenza città siamo presenti davanti all’università, all’ospedale, nei mercati e nelle maggiori piazze.

L’obiettivo è ambizioso: 28 mila firme in Basilicata, 17 mila nel potentino e 11 mila nel materano.

Ne servono 500 mila perché il referendum venga approvato.

Ma siamo certi di riuscire a raggiungere il limite fissato e a superarlo perché quello sul lavoro è un tema che interessa tutti indistintamente. Il 10 maggio sono in programma le assemblee Cgil in tutti i luoghi di lavoro a livello nazionale e regionale”.

Le firme dovranno essere consegnate alla Corte di Cassazione entro la seconda decade di luglio.