Oggi si festeggiano i santi Simone e Giuda, gli apostoli martiri! Ecco la loro storia

La Chiesa oggi festeggia i Santi Simone e Giuda, nello stesso giorno perché furono entrambi apostoli di Cristo e testimoni della sua risurrezione, predicarono il Vangelo in Egitto e in Mesopotamia e subirono insieme anche il martirio.

San Simone, da Luca soprannominato “Zelota” (che significa “fervente, osservante della legge”, ma forse lo chiama così perché aveva militato nel gruppo antiromano degli zeloti), da Matteo e Marco è chiamato “Cananeo”.

È il patrono dei pescatori, e si disputa se sia uno dei “fratelli” del Signore.

Dopo la sua chiamata fu zelantissimo per la gloria del Maestro.

Egli mostrò una santa indignazione contro quelli che disonoravano colla loro condotta la fede che professavano.

Il Vangelo parla poco di questo santo Apostolo; tutto quello che riferisce di lui è che il Divin Maestro lo ammise tra i dodici.

Egli ricevette insieme agli altri lo Spirito Santo nel gran giorno della Pentecoste e fu sempre fedelissimo alla sua vocazione.

Predicò la divina parola ai popoli dell’Egitto e della Mauritania.

Recatosi nella Persia fu assalito da sacerdoti idolatri e da quelli crocifisso dopo aver sofferto i più atroci tormenti per il santo nome di Gesù Cristo.

Si ritiene che gran parte delle sue reliquie si trovino nella chiesa di S. Pietro a Roma e nella cattedrale di Tolosa.

S. Giuda, detto anche “Taddeo” (che significa “magnanimo”) o “Lebbeo” (“coraggioso”) è omonimo del traditore, fratello di san Giacomo il Minore e perciò stretto parente di Gesù.

È nominato in Matteo 10,3, Marco 3,18, Luca 6,16 e negli Atti degli apostoli 1,13, ma nulla si sa del suo apostolato.

Nell’ultima cena chiese spiegazioni al Signore sulla sua manifestazione, e questi gli rispose: “Se uno mi ama osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

Dopo la discesa dello Spirito Santo, predicò nelle Indie, nella Samaria, nella Siria; ma soprattutto nella Mesopotamia.

Nell’anno 62, il santo Apostolo fece ritorno a Gerusalemme.

Passato nella Persia, operò gran bene colla sua parola ispirata.

Tra le conversioni quivi operate va ricordata quella di tutta la famiglia reale e di molti dignitari della corte, che ricevettero il battesimo dalle sue mani.

Aprì chiese e fondò una comunità di fedeli, in Babilonia.

In Persia subì il martirio suggellando col sangue i suoi insegnamenti.

Ci lasciò una bellissima lettera indirizzata a tutte Le chiese dell’Oriente, in particolare ai Giudei convertiti che furono l’oggetto principale delle sue apostoliche fatiche.

In essa si rivela il suo grande zelo per tener lontano dalla Chiesa ogni errore, poichè in quei tempi si erano già manifestate tre sorti di eresie: il Simonianismo, il Nicolaitismo e lo Gnosticismo.

Egli si serve, descrivendo gli eretici, di forti epiteti e di similitudini molto espressive.

Li chiama meteore erranti, che dopo un effimero bagliore vanno a perdersi nella notte eterna.

La loro caduta deriva dall’essere mormoratori, dall’abbandonarsi all’orgoglio, all’invidia, all’amore dei piaceri sensuali, e dalla negligenza nel mortificare le proprie passioni.

L’Apostolo esorta i fedeli a trattar con molta compassione quelli che hanno errato; a distinguere i falli che derivano da malizia da quelli che nascono da debolezza; ad allontanare gli uomini dalle eresie e dai vizi.

Egli vuole che ci stia sempre innanzi agli occhi l’obbligo che abbiamo di erigere l’edificio spirituale della carità, crescendo nell’amor di Dio, ed implorando la sua misericordia per i meriti infiniti di N. S. Gesù Cristo.

Auguri a chi porta uno di questi due nomi.