Potenza: in manette ex dirigente della Corte di Appello e assistente giudiziario. Queste le indagini

Riceviamo e pubblichiamo di seguito il comunicato stampa, arrivato questa mattina alla nostra Redazione, emesso dal Procuratore della Repubblica di Potenza, dott. Francesco Curcio.

“In data odierna, al termine di due diverse ma collegate attività di indagine, militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della G. di F. di Potenza, unitamente a personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della GdF della Procura e della Polizia di Stato – Squadra Mobile di Potenza dirette e coordinate da questa Procura, hanno eseguito due misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti dell’ex dirigente dell’Ufficio U.N.E.P. della Corte di Appello di Potenza, DI GIOIA Pasquale Guglielmo (cl. 1948), per peculato aggravato e continuato di somme di denaro di cui aveva la disponibilità in ragione delle sue funzioni pubbliche, per oltre 70.000 euro, e nei confronti dell’assistente giudiziario della Corte di Appello di Potenza, GIANGRANDE Claudio, per favoreggiamento personale (in favore del detenuto Avv.to De Bonis Raffaele) e peculato aggravato e continuato di marche da bollo, per migliaia di euro, di cui pure il Giangrande aveva la disponibilità in ragione della sua funzione presso la sezione civile della Corte di Appello di Potenza.

Quanto al Di Gioia, il denaro illecitamente trattenuto era quello che il predetto riceveva dagli avvocati per l’esecuzione delle notifiche e che avrebbe dovuto esser versato alla Poste Italiane per i servizi di notifica degli atti giudiziari.

Le indagini avevano tratto origine da una segnalazione proveniente proprio dalla Presidenza della Corte di Appello di Potenza che aveva rilevato delle gravi irregolarità ed ammanchi nella gestione del denaro che doveva essere utilizzato per il pagamento delle notifiche.

Le investigazioni hanno permesso di accertare anche il coinvolgimento di un altro funzionario, impiegato nel medesimo Ufficio U.N.E.P., il quale si è appropriato della somma di 7.000 euro, in relazione al quale il Giudice ha ritenuto insussistenti le esigenze cautelari.

Le indagini proseguono anche al fine di verificare eventuali complicità di cui ha goduto il Di Gioia.

Parte del denaro è stato restituito dall’indagato, tuttavia, riguardo la restante parte delle cifre anzidette (circa la metà), è stato altresì eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente, fino alla concorrenza della somma di circa 30.000 euro.

Quanto al Giangrande, la sua figura emergeva nel corso delle indagini svolte a carico dell’Avv.to Raffaele De Bonis (già tratto in arresto per corruzione ed altri gravi delitti, ed attualmente agli AADD) come persona molto legata al predetto legale.

Dalle indagini a suo carico emergeva un grave quadro indiziario in ordine ai delitti di favoreggiamento — per avere proceduto alla cd bonifica dello studio del predetto legale, al fine di individuare microspie — di peculato, per essersi impossessato di marche da bollo per migliaia di euro (rinvenute presso la sua abitazione) che i legali depositavano come per legge presso la cancelleria in cui lo stesso operava, e per abuso in atti di ufficio, per avere omesso di ritirare le marche da bollo in tutti i procedimenti civili patrocinati dallo Studio De Bonis.

Le investigazioni documentavano anche che, come per agevolare lo studio del predetto legale, il Giangrande si prestasse a sostituire alcune pagine dei fascicoli processuali civili (icd fascicoli di cortesia “cartacei”) secondo i desiderata del suddetto avvocato”.