POTENZA, IL PARTITO SOCIALISTA DICE “NO” ALLA NUOVA LEGGE ELETTORALE! VALVANO: “NON POSSIAMO DISORIENTARE I CITTADINI”

Si è svolta questa mattina a Potenza presso il Consiglio Regionale, la conferenza stampa del Partito Socialista Italiano di Basilicata, indetta per spiegare la propria posizione sulla legge elettorale.

Presenti il segretario regionale Livio Valvano, l’assessore regionale Francesco Pietrantuono e il consigliere regionale Antonio Bochicchio.

La necessità di riformare la legge elettorale è stata sottoposta dal PSI già a partire dalla campagna elettorale del 2013 e come hanno fatto sapere:

“Uno dei 5 manifesti socialisti, denominato “Regole e Statuto per una Basilicata trasparente” proponeva sinteticamente alcuni cambiamenti che ritenevamo importanti per raggiungere un obiettivo: elevare il livello di partecipazione democratica.

Modificare lo Statuto e cambiare la legge elettorale erano i due strumenti condivisi da subito.

Nel corso dei primi anni di mandato abbiamo provato a introdurre alcuni elementi che a nostro avviso potevano servire ad avvicinare l’Istituzione Consiglio Regionale ai cittadini.

Con il segretario regionale del PD Antonio Luongo, il Capogruppo Roberto Cifarelli e il Presidente Pittella provammo a trovare un punto di compromesso accettabile durante i lavori dello Statuto.

L’allora capogruppo del PD Cifarelli ottenne il nostro assenso al ritiro di alcuni emendamenti sullo Statuto con la presentazione di un ordine del giorno approvato il 15/12/2015 dalla maggioranza, con l’astensione del consigliere Lacorazza, sul vincolo del doppio mandato.

E’ uno dei punti che riteniamo importanti per far si che il Consiglio Regionale non venga vissuto e percepito come una professione riservata per un tempo troppo lungo alle stesse persone che per quanto rispettabili, come già avviene per i Sindaci, devono consentire il ricambio della classe dirigente.

La discussione è sempre stata rinviata. Noi pensiamo che sia stata tatticamente rinviata.

Oggi a pochi mesi dalle elezioni si ripresenta in una forma inopportuna, su iniziativa di un solo consigliere regionale Piero Lacorazza.

L’iniziativa individuale sta spingendo i consiglieri del Partito Democratico a inseguire una proposta calata nella prima commissione di cui Lacorazza é Presidente, un DDL mai discusso con le forze politiche e soprattutto con tutto il mondo che é fuori del Consiglio Regionale.

Il Partito Democratico e l’intera coalizione in questi giorni sembrano essere sotto scacco dalle procedure attivate dal consigliere Lacorazza, in assenza della benché minima discussione politica, larga e allargata come si converrebbe sull’argomento.

Legge elettorale significa regole del gioco democratico, quelle regole che la storia anche recente insegna che non si dovrebbero cambiare a colpi di maggioranza, sotto elezioni.

Regole che devono tener conto anche di chi in Consiglio regionale non é rappresentato, che dovrebbero preoccuparsi di favorire il ricambio e non la rielezione di chi è già eletto, che dovrebbero curare di stimolare la massima rappresentanza di tutti i territori”.

Come ha precisato Valvano:

“L’argomento della Legge Elettorale non ci sembra interessi i cittadini lucani.

Si vota con le stesse regole del gioco da qualche decennio e a poche settimane dal voto cambiare le regole del gioco significa anche trasmettere un cattivo messaggio.

Vuol dire creare tensioni, sospetti.

E’ democratico un sistema che garantisce un ricambio della classe dirigente, significa una partecipazione maggiore dei cittadini al governo della propria regione.

Perchè non si è voluta cambiare la Legge Elettorale mentre si faceva lo statuto 3 anni fa? Ci abbiamo provato ripetutamente, abbiamo presentato emendamenti allo Statuto, abbiamo raccolto impegni.

Ricordo al consigliere Lacorazza che lui non fu d’accordo ad introdurre il limite del doppio mandato, infatti si astenne dal voto il 15 Dicembre del 2015, per cui non fu d’accordo ad evitare quello che sta accadendo negli ultimi anni: quello di vedere il consiglio regionale come una condizione di privilegio.

Ebbene io dico che noi non ci stiamo a cambiare le regole del gioco a poche settimane dal voto. Volevamo farlo fino all’anno scorso, ci abbiamo provato, c’è stato un muro di gomma e questo ci autorizza a tirarci fuori, a non assumerci la responsabilità di partecipare ad una scelta che non riteniamo affatto civile e democratica.

E’ una scelta che genera legittimi sospetti sulle ragioni per cui si fa e quindi diciamo no.

E’ preferibile la stabilità delle regole del gioco, non possiamo disorientare i cittadini nelle ultime settimane ma dobbiamo impegnarci per chiudere i provvedimenti che sono ancora appesi nei vari passaggi istituzionali”.

I socialisti elencano quindi i motivi per cui voteranno contro il DDL:

1. Non si può modificare la legge elettorale a pochi mesi dalle elezioni, contravvenendo al principio di stabilità dei sistemi elettorali sancito dal Consiglio d’Europa che suggerisce di non adottare alcuna modifica alla soglia di un anno dalle elezioni.

2. Nelle ultime settimane di legislatura il lavoro dei consiglieri dovrebbe dirigersi verso i provvedimenti in corso di definizione, intensificando l’impegno verso i problemi dei cittadini che non ne possono più di vedere la politica litigare sull’argomento legge elettorale la cui traduzione è: “come faccio a farmi rieleggere?”

3. É falso l’obiettivo di voler cambiare la legge per il listino e la parità di genere.

Nessuno vuole il listino tanto meno i socialisti che non lo hanno mai utilizzato e che non intendono iniziare da ora. Noi abbiamo chiesto di eliminarlo durante la discussione dello Statuto e infatti é scomparso dallo Statuto.

Se si vuole neutralizzare il listino é semplice: basta candidare 4 parlamentari di altre regioni che si dimetterebbero in caso di elezione, così da far scattare i candidati votati con le preferenze sulle liste.

Il centrosinistra lo ha già fatto nel 2010, eliminando di fatto il listino. È un metodo che consentirebbe anche di registrare il comportamento delle diverse coalizioni mettendo nelle mani dei cittadini un ulteriore elemento per scegliere e votare i più meritevoli.

Anche la parità di genere con la doppia preferenza é una scusa.

Noi siamo sempre stati e saremo favorevoli alla parità di genere.

Il punto é come si realizza: si deve realizzare con i collegi.

Con il perverso doppio voto, invece, l’obiettivo diventa  un altro, cioè quello di eleggere due consiglieri della stessa corrente con gli stessi voti.

É la doppia preferenza DE-GENERE.

Potrebbe accadere che un candidato con 5.000 voti, con la doppia preferenza riuscirebbe a portarsi in Consiglio una candidata, da “spendere” per influire sulle decisioni del Consiglio per l’intera legislatura, in una lista di un partito grande. Insomma si favorirebbero gli intrallazzi di corrente, attribuendo un peso politico che non hanno, condizionante per 5anni.

Su una maggioranza a 11 consiglieri é davvero eccessivo.

La questione di genere é una scusa perché si risolverebbe candidando il 50% di donne nelle liste o, meglio, si potrebbe utilizzare il listino per garantire un equilibrio o, ancora meglio e più correttamente, con l’alternanza nei collegi.

Insomma é come ipnotizzare il viandante facendogli vedere il dito anziché la luna:

UN TRUCCO.

4.Voteremo contro la legge elettorale perché non da rappresentanza ai territori, perché non introduce i collegi.

É il difetto più grave, voluto in realtà quasi da tutti, compreso, anzi soprattutto, le opposizioni, nessuna esclusa.

Mantenere i due collegi provinciali favorisce i consiglieri regionali uscenti che sono conosciuti su tutto il territorio regionale e quindi possono ottenere voti in tutti i comuni. Volti nuovi difficilmente potrebbero batterli su un collegio vasto come quello dei 100 comuni della provincia di potenza.

Al contrario, se si optasse per avere 20 collegi quanti sono i seggi in consiglio, avremmo una contesa su un’area di circa 28 mila abitanti, anziché 400 mila. Questo significa dare la possibilità anche a chi non è in consiglio di potersela giocare con gli uscenti, come accadeva con le elezioni provinciali fino al 2013, un ottimo modello che eleva il tasso di partecipazione, di ricambio e quindi che alza l’asticella di democrazia nel sistema.

5.Voteremo contro la legge elettorale perché non introduce il vincolo del doppio mandato e quindi perché favorisce gli eletti e non si pone il fondamentale obiettivo del ricambio”.

Conclude il PSI:

“In sintesi riteniamo che una legge elettorale si può fare se é pensata e fatta al momento giusto; non si può fare fuori tempo massimo e ad uso e consumo della maggioranza.

Si potrá fare per il futuro ma solo se si pone l’obiettivo di migliorare il tasso di democrazia del sistema politico”.