“Sovraffollamento, carenze di personale e mancanza di percorsi di recupero: dalle testimonianze dei detenuti emerge l’urgenza di un’azione incisiva per migliorare le condizioni di vita negli istituti penitenziari lucani.”
Le Consigliere regionali del Movimento 5 Stelle Alessia Araneo e Viviana Verri hanno partecipato, insieme alla Garante regionale dei detenuti Tiziana Silletti, alla Garante provinciale Carmen D’Anzi, al Presidente della Provincia Christian Giordano, al segretario regionale del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) Saverio Brienza, al segretario provinciale CGIL Vincenzo Esposito e alla segretaria CGIL di Potenza Silvia Bubbico al presidio e successivamente a una visita presso la Casa circondariale di Potenza.
L’iniziativa fa parte della mobilitazione nazionale promossa dalla Conferenza dei Garanti delle persone private della libertà, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione pubblica sulle condizioni di vita negli istituti penitenziari italiani.
Durante la visita, la delegazione ha incontrato detenute e detenuti della struttura, raccogliendo testimonianze dirette sulle difficoltà quotidiane.
La casa circondariale di Potenza ospita 163 persone a fronte di 105 posti regolamentari, con ripercussioni gravi sulla vivibilità degli spazi e sulla qualità della vita dei reclusi.
Nondimeno, nel carcere di Melfi si registra una carenza di 44 agenti di polizia penitenziaria, una condizione che aggrava le difficoltà di gestione e sicurezza.
Proprio la carenza di personale è il primo dei temi emersi durante la visita, con gli agenti spesso soggetti a pesanti turni di lavoro per sopperire ad assenze e vuoti in organico.
Un problema che si ripercuote anche su attività di fondamentale importanza quali i programmi di reinserimento lavorativo e i percorsi di formazione, di cui i detenuti lamentano la pressoché totale assenza.
Spiegano Verri e Araneo:
“Molti di loro ci hanno raccontato di giornate tutte uguali, prive di attività significative che possano dare prospettive di riscatto.
Senza progetti di formazione e opportunità di lavoro, diventa impossibile immaginare un futuro diverso una volta fuori dal carcere.
Il rischio è che la detenzione diventi solo attesa, senza costruire alcuna reale possibilità di reinserimento sociale.”
Le Consigliere hanno anche raccolto lamentele sulla qualità del vitto, segnalate dai detenuti come insufficienti:
“Ci è stato riferito che la qualità del cibo è spesso scarsa e inadeguata a garantire un’alimentazione equilibrata e dignitosa.
A questo si aggiunge la difficoltà nel reperire beni essenziali e servizi di supporto, creando ulteriore frustrazione e tensione all’interno della struttura.
Le criticità che abbiamo toccato con mano oggi non sono emergenze occasionali, ma problemi strutturali che richiedono risposte concrete: dal sovraffollamento, che mina la dignità e i diritti delle persone, alla mancanza di socializzazione interna e di percorsi di recupero, fino alle difficoltà che vivono quotidianamente gli agenti di polizia penitenziaria, costretti a lavorare in condizioni di forte sotto organico.
Serve un confronto istituzionale ampio e continuativo che coinvolga Regione, Ministero della Giustizia, Garanti, sindacati e operatori penitenziari, per trovare soluzioni che migliorino le condizioni di vita nelle carceri lucane per gli ospiti e per gli operatori e assicurino maggiore sicurezza e rispetto della dignità umana”.




























