POTENZA, SEMPRE PIÙ BASSI I CONSUMI DELLE FAMIGLIE: QUESTI I DATI

“Le previsioni sui consumi degli italiani per i prossimi quattro mesi dell’anno fatte su scala nazionale da CER per conto di Confesercenti ci preoccupano non poco tenuto conto che nella nostra realtà economica, come in generale quella delle regioni meridionali, gli effetti del rallentamento di consumi sono da sempre maggiori”.

E’ il commento del presidente di Confesercenti Potenza Giorgio Lamorgese riferendo che per i consumi si prospetta per l’ultimo scorcio del 2018 un saldo decisamente preoccupante:

“La crescita prevista per l’anno è ferma all’1%, un dato inferiore all’1,4% auspicato dal Documento di Economia e Finanza ed il risultato più fiacco dal +0,3% registrato nel 2014.

Il rallentamento dei consumi inciderà anche sul Pil: l’anno si dovrebbe chiudere con una variazione di +1,3% del prodotto interno lordo, due decimi di punto in meno dell’1,5% indicato nel Def.

E la debolezza proseguirebbe per tutto il prossimo biennio: la crescita dei consumi si dovrebbe confermare al +1% nel 2019 per poi frenare ancora a +0,7% nel 2020.

La variazione del Pil, invece, dovrebbe rallentare ulteriormente sia nel 2019 (+1,2%) che nel 2020 (+1,1%). Sono dunque confermate le maggiori difficoltà a superare la recessione registrate dal nostro Paese rispetto ai partner europei.

Va sottolineato, inoltre, che queste stime sono state elaborate ipotizzando lo stop agli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. Se così non fosse, come tuttora iscritto nel bilancio ‘a legislazione vigente’, il quadro di previsione sarebbe decisamente peggiore: la variazione dei consumi si abbasserebbe allo 0,8% già nel 2019, per arrivare quasi allo stop (+0,3%) nel 2020.

Anche la crescita del Pil si indebolirebbe, scendendo a +1,1% nel 2019 e inabissandosi sotto la soglia psicologica del +1% già nel 2020 (+0,8%).

A pesare sui consumi e, di conseguenza, sulla crescita dell’intera economia , è il deciso indebolimento del potere d’acquisto, la cui crescita si è dimezzata passando dal +1,4% del 2015-2016 al +0,7% di quest’anno.

Ma incide anche il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie consumatrici, che rende improbabile un recupero della spesa nell’ultima parte dell’anno. Tra gennaio ed agosto del 2018, infatti, l’indice di fiducia delle famiglie è sceso dello 0,3%, contro la crescita del 2,6% registrata nello stesso periodo del 2017.

Il calo di ottimismo degli italiani che scoraggia le decisioni di spesa è dovuto ad un quadro economico percepito come meno favorevole”.

Commenta Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti:

“I consumi delle famiglie sono, purtroppo, il grande malato della nostra economia.

Non ci siamo mai ripresi dalla caduta della grande recessione e l’ulteriore rallentamento previsto per il 2018 non può che allarmare.

E non solo i commercianti: senza una ripartenza decisa del mercato interno, infatti, il nostro Pil – che per il 60% è fatto proprio di consumi – è condannato ad avere un andamento asfittico, soprattutto in un contesto di riduzione del valore aggiunto delle esportazioni come quello attuale.

Con queste prospettive economiche, essere e rimanere una piccola impresa in Italia è sempre più un’impresa.

Come se non bastasse un’economia in netta frenata, il sistema Paese italiano sembra quasi diventato strutturalmente anti-impresa. Basti pensare alla pressione fiscale sulle PMI, già oltre il 60%.

Ma c’è anche l’eccesso di burocrazia, un macigno che pesa 22 miliardi di euro l’anno, e una grave situazione del credito: nonostante il successo nella riduzione delle sofferenze, a causa della stretta a livello europeo delle varie Basilea, il sistema bancario sta smettendo di erogare finanziamenti alle piccole imprese: solo nell’ultimo anno sono spariti 12 miliardi di prestiti vivi alle attività economiche.

Poi c’è la Bolkestein, che sta distruggendo il valore delle imprese ambulanti e degli stabilimenti balneari. Elementi che, insieme, formano un vero e proprio percorso ad ostacoli, che sta tramutando il fare impresa in una sfida di sopravvivenza. Serve almeno una svolta netta sul piano fiscale, che ridia fiducia ed ossigeno alle famiglie.

O i consumi ed il nostro Pil rimarranno al palo”.