Basilicata, “penalizzati i nostri operatori sanitari: il divario retributivo tra Nord e Sud arriva fino a 5000 euro annui”. La denuncia

«I dati contenuti nel Rapporto semestrale Aran 1/2025 sulle retribuzioni del personale sanitario confermano una verità che non può essere minimizzata: a parità di ruolo, il divario retributivo tra Nord e Sud arriva fino a 4-5mila euro annui, una differenza tutt’altro che marginale per lavoratori già penalizzati da stipendi insufficienti e carichi di lavoro crescenti».

Lo dichiara Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale di UGL Salute, commentando i numeri diffusi oggi dall’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.

Prosegue Giuliano:

«Secondo il rapporto un infermiere percepisce mediamente circa 36mila euro annui, un assistente amministrativo 29.500 euro, mentre un operatore sociosanitario si ferma a 28.100 euro.

Ma dietro queste medie nazionali si nascondono profonde diseguaglianze territoriali: nelle regioni del Nord, in particolare in Lombardia e Veneto, i livelli retributivi sono sensibilmente più elevati rispetto a quelli del Centro e, soprattutto, del Sud».

Per UGL Salute, parlare di differenze “contenute” significa non considerare l’impatto reale sul potere d’acquisto.

Sottolinea Giuliano:

«Cinquemila euro l’anno in meno rappresentano più di una mensilità persa, risorse che incidono direttamente sulla qualità della vita dei lavoratori e delle loro famiglie.

Nel Mezzogiorno questo divario pesa ancora di più, a fronte di organici ridotti, turni massacranti e servizi spesso al limite della sostenibilità».

Il sindacato evidenzia inoltre come il meccanismo della cosiddetta “contiguità territoriale”, citato dall’Aran, finisca per rafforzare le aree già forti, lasciando indietro i territori più fragili: «Il risultato è una sanità a due velocità, che alimenta la mobilità del personale verso il Nord e svuota ulteriormente le strutture del Sud».

Conclude Giuliano:

«Il contratto nazionale resta uno strumento fondamentale ma da solo non basta.

Servono interventi perequativi, maggiori risorse per le regioni meridionali e una reale valorizzazione economica del personale sanitario, altrimenti il diritto alla salute e alla dignità del lavoro continuerà a dipendere dal codice di avviamento postale».

UGL Salute chiede che questi dati diventino la base per un confronto serio con Governo e Regioni, affinché le disuguaglianze territoriali vengano finalmente affrontate e superate.