AL SAN CARLO DI POTENZA PER LA PRIMA VOLTA UNA NUOVA TERAPIA PER AIUTARE I MALATI DI PARKINSON

Una nuova terapia per i pazienti con malattia di Parkinson in fase avanzata è stata applicata con successo per la prima volta al San Carlo. 

Nello stadio avanzato della malattia di Parkinson, come è noto, le performance motorie e l’autonomia sono drammaticamente ridotte con grave ripercussione sulla qualità di vita del paziente e delle loro famiglie.

Per questi pazienti è oggi disponibile la Duodopa, un gel a base di Levodopa e Carbidopa, che viene somministrato direttamente nell’intestino per infusione continua, tramite una pompa portatile, allo scopo di garantirne un assorbimento costante.

La terapia intestinale riduce le fluttuazioni motorie e le discinesie grazie al fatto che le concentrazioni di L_Dopa sono mantenute a un livello costante nell’ambito della finestra terapeutica individuale.

La cosa straordinaria è che gli effetti terapeutici sui disturbi sono raggiunti già dal primo giorno di trattamento.

Pochi giorni fa, questa procedura è stata introdotta nella Neurologia del San Carlo, diretta dal primario Enrico Ferrante.

La referente dell’Ambulatorio per i disturbi del movimento, Antonietta Romaniello ha individuato un paziente (CS di 82 anni) affetto dalla Malattia di Parkinson da 14 anni che, nonostante l’assunzione di L-Dopa+dopaminoagonisti al massimo dosaggio+inibitori MAOB, presentava periodici blocchi motori di circa 6-7 ore nel corso della giornata e acinesia notturna, cioè incapacità a girarsi nel letto;

il paziente inoltre non era più in grado di camminare autonomamente ma necessitava dell’aiuto del bastone e negli ultimi due mesi prima del ricovero aveva avuto due episodi di caduta.

Racconta il primario Enrico Ferrante:

Durante il ricovero il paziente è stato sottoposto alla fase test (la Duodopa è stata somministrata con un sondino naso-gastrico per 36 ore) e dopo aver valutato la risposta al farmaco si è intervenuti con il confezionamento della gastrostomia endoscopica percutanea, cosiddetta PEG.

La PEG digiunale (PEGJ) consiste nel praticare un piccolo foro sulla parete addominale attraverso il quale poi si posiziona un sondino che termina con un estremità nell’intestino e con l’altra è collegato con la pompa portatile che infonde il farmaco. La PEGJ è stata posizionata da Angelo Sigillito (direttore dell’Endoscopia Digestiva).

Dopo 24 ore di osservazione il paziente è stato dimesso con un netto miglioramento dell’autonomia e delle performance motorie, non ha presentato blocchi motori pomeridiani e ha ripreso a camminare senza l’aiuto del bastone.

Durante i 5 giorni di ricovero il paziente e i familiari sono stati affiancati dal “Duodopa Specialist”, un infermiere specializzato che ha istruito i familiari circa l’uso della pompa. Dopo 4 giorni dalla dimissione, al controllo domiciliare, il duodopa specialist e i familiari sono stati soddisfatti dei risultati”.

La corretta selezione del paziente e la proficua coordinazione delle diverse figure professionali hanno permesso la buona riuscita della procedura.

 Ha commentato il direttore sanitario Antonio Picerno:

“Speriamo di poter fare molto di più e sempre meglio per i pazienti affetti da Malattia di Parkinson in fase avanzata, per migliorare la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Continuando ad arricchire la nostra offerta di prestazioni ridurremo anche il disagio di doversi spostare presso altri Centri per ricevere le cure necessarie”.

Complimenti allo staff del San Carlo per questo importantissimo risultato raggiunto.

Questa la scheda tecnica sulla malattia di Parkinson:

“La Malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa cronica e lentamente progressiva, caratterizzata da rigidità, lentezza dei movimenti (bradicinesia), instabilità della postura e/o dell’andatura e tremore prevalentemente a riposo. In Italia le persone affette da Malattia di Parkinson sono circa 230.000; la prevalenza della malattia è pari all’1-2% della popolazione sopra i 60 anni e al 3-5% della popolazione sopra gli 85 anni, con una frequenza superiore di 1,5-2 nei maschi.

I sintomi della malattia sono il risultato della morte di cellule nervose della substantia nigrache sintetizzano e rilasciano il neurotrasmettitore dopamina; la perdita cellulare è di oltre il 60% all’esordio dei sintomi.

La terapia, pertanto, mira a ripristinare la funzione dopaminergica cerebrale con farmaci a base di L-Dopa (un precursore della dopamina), in associazione ad altri farmaci che hanno la funzione di “mimare” l’azione della dopamina (farmaci dopaminoagonisti) o ridurre la degradazione della dopamina (farmaci inibitori enzimatici delle MAO B).

Dopo un numero variabile di anni (circa 4-5) il trattamento con L-Dopa non è piu in grado di fornire un controllo motorio stabile e i pazienti avvertono la fine dell’effetto della dose orale di L-Dopa (fenomeno di wearing-off); inoltre, a causa della breve emivita della L-Dopa e della nonfisiologica stimolazione pulsatile dei neuroni cerebrali, compaiono fluttuazioni motorie (es. blocchi motori: on-off; difficoltà nella marcia: freezing of gait) e movimenti involontari (discinesie)”.