Gli strascinati di Pignola e la spiaggia di Maratea sbarcano in America sul famosissimo “The New York Times”!

In America si parla della Basilicata!

Infatti, un articolo all’interno di uno dei quotidiani pù letti d’America, il “The New York Times”, racconta l’esperienza vissuta in Basilicata della giornalista Danielle Pergament che, in primo luogo, discute di Matera con il sindaco, Raffaello De Ruggieri, per poi continuare a parlare anche di Pignola (PZ), della Val d’Agri e Maratea (PZ).

A Pignola, la giornalista degusta uno dei piatti tipici della cucina lucana: gli strascinati con mollica e peperone crusco; inoltre attraversa il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri, descrivendolo sublime.

E, infine, arrivano a Maratea, che nell’articolo viene descritta così:

“Un paesaggio impressionante di imponenti scogliere, sabbia nera e una curiosa giustapposizione di alberi di cedro accanto alle azzurre acque blu del Mediterraneo”.

Di seguito la traduzione dell’articolo:

“Sono venuti con me due amici, Raffaele, un ragazzo lucano, e Lisa, dalla California del sud.

Il nostro piano era di arrivare all’aeroporto di Bari, partendo dal versante occidentale della Basilicata, per poi proseguire verso est: dalla città di Sapri sulla costa tirrenica, quindi, attraversare le colline del confine campano, procedendo lungo la costa ionica fino alla margine meridionale della Basilicata, e infine a Matera, il gioiello della Regione, dove saremmo arrivati ​​alla fine del nostro viaggio.

Ma i piani sono cambiati. Avevamo fame.

Abbiamo raggiunto Pignola.

Nascosta in cima a una collina, Pignola ha puro fascino italiano: edifici in pietra friabile e strade strette e non percorribili.

Potevamo quasi sentire lo sfrigolio dell’olio d’oliva e lo scricchiolio dei peperoni secchi locali, i peperoni cruschi.

Abbiamo parcheggiato la nostra minuscola auto a noleggio, che sembrava fatta con i Lego, dispiegato i nostri arti e passeggiato verso il centro.

Ma questo è il Mezzogiorno, il Sud d’Italia.

Una donna in abiti utilizzati per casa ed occhiali da sole alla Elvis ci ha consigliato di andare a mangiare in un ristorante pochi minuti fuori da Pignola.

Si trovava appollaiato su una collina, la vegetazione infinita della Basilicata si apriva davanti a noi.

Siamo affondati nella nostra pasta e nel vino.

Il vino era… vino.

Un bianco locale.

Ma la pasta…

Immaginate quadrati di pasta piegati in tubi, poi appiattiti.

Questi sono gli strascinati.

E questi strascinati erano stati uniti a briciole di pane, prezzemolo fresco, salsa di pomodoro e infine luccicati con olio d’oliva; servita in una coppa pulita con i peperoni secchi schiacciati in cima.

Era un piatto così semplice, croccante, gommoso, dolce, saporito, perfetto in ogni modo.

Strascinati con mollica e peperoni cruschi, con cacio e pepe senza una campagna di marketing.

Uscendo dal ristorante, ho capito quale fosse il modo migliore per vedere la Basilicata: in posizione supina sul sedile posteriore dell’auto della Lego, appoggiata sulle giacche dei miei amici, guardando le verdi montagne e il cielo azzurro in una foschia sognante e stracolma.

Era uno screen saver per la vista.

Ci siamo diretti verso ovest, al lato di fragorose montagne verdi, su strade tortuose come turbine mostruose di vento, girate degli dei e agitate lentamente all’orizzonte.

Lisa, Raffaele e io abbiamo guidato per ore attraverso il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri, incontrando solo tre, forse quattro, altre macchine.

È inquietante muoversi in un paesaggio così vasto e bello, e sentirsi così soli.

Un po’ come pensare che le persone del mondo se ne fossero andate e Madre Natura si fosse ridecorata, tappezzando le colline con l’erba alta della vita e spruzzandole con zelanti fiori gialli.

Era la ginestra, mi ha spiegato Raffaele.

È un paesaggio che può rendere facile dimenticare le difficoltà che la Basilicata ha subito.

Questa parte dell’Italia è stata conquistata e riconquistata (da Bizantini, Ostrogoti, Arabi, Greci, Spagnoli, la lista continua).

Ancora oggi soffre di una popolazione in declino e di una disoccupazione più alta rispetto al resto dell’Italia.

La lontananza della regione è ciò che la rende così speciale, ma non necessariamente attira le giovani generazioni per piantare radici o costruire qui l’industria.

Maratea è una piccola città costiera, arroccata proprio sopra il Mar Tirreno, montuosa e rigogliosa, con spiagge di sabbia nera.

Sembra quasi di poter essere alle Hawaii, ma la città stessa è pura mediterranea.

Una volta arrivati, abbiamo lasciato la macchina e camminato nella zona dello shopping, le strade pedonali fatte di pietre bianche che sono in qualche modo più accecanti del sole.

Maratea è per passeggiare, fermarsi per un aperitivo, ammirare una vista.

Il mattino seguente, ci siamo diretti verso la spiaggia: un paesaggio impressionante di imponenti scogliere, sabbia nera e una curiosa giustapposizione di alberi di cedro accanto alle azzurre acque blu del Mediterraneo.

Era una mattinata gelida e il mare era agitato.

Non avevamo intenzione di nuotare, ma nel caso avessimo avuto, il nome ci avrebbe dissuaso: Spiaggia Acquafredda”.

La pubblicazione di questo articolo su uno dei quotidiani americani più letti è per tutta la Basilicata motivo d’orgoglio.

La nostra bellissima terra continua ad affascinare i tanti visitatori giunti dall’altra parte del modo, regala loro un pezzetto della propria anima per far si che venga estesa (tramite racconti come questo) ad un numero sempre maggiore di persone.

Di seguito le foto dell’articolo su “The New York Times”.