“Le criticità del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese sono evidenti, vanno affrontate e non rinviate o taciute”.
Così fa sapere in un comunicato Antonio Rubino, Presidente Comunità del Parco nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e Sindaco di Moliterno.
Rubino precisa:
“Non tocca a noi piangere sul latte versato o indossare i panni di novelle Cassandre.
Non ne saremmo comunque capaci, essendo abituati come Sindaci ad assumerci in toto le responsabilità, anche non nostre, per risolvere i problemi e non certo acuirli iscrivendoci alla categoria del disfattismo o soffiando sul fuoco della critica fine a se stessa.
Per questo, in qualità di presidente della Comunità del Parco – organismo concepito per svolgere il ruolo di interconnessione tra l’amministrazione dello stesso Parco e le comunità dei 29 Comuni inseriti nel perimetro a tutela naturale – sento il dovere di riportare le preoccupazioni dei cittadini in uno spirito di collaborazione.
È indispensabile che il Ministero dell’Ambiente nomini il direttore in maniera stabile.
Da circa tre mesi tale nomina è sospesa, dopo l’invio della terna dei nomi da parte del direttivo al competente ministero in seguito ad avviso pubblico.
Il Parco non può certo funzionare al meglio senza il direttore e senza una struttura organizzativa che garantisca il buon andamento degli uffici.
Il direttivo in carica e il direttore facente funzioni hanno svolto un lavoro egregio, assumendosi grandi responsabilità e riportando il parco in attività dopo un lungo periodo di stasi e inoperosità.
Un grande lavoro su aspetti fondamentali, garantendo anche l’approvazione del rendiconto di gestione sul quale si esprimerà la Comunità del Parco il prossimo 25 maggio.
Tale riunione sarà l’occasione per i Sindaci di discutere dello stato dell’Ente e delle iniziative da mettere in campo.
Da presidente dalla Comunità del Parco, onorato di essere stato scelto dagli altri Sindaci, sento forte la responsabilità di analizzare lo stato dell’arte per provare a proporre soluzioni al fine di migliorare la situazione generale, pur non avendo “poteri gestionali”.
Non deve sfuggire ai più, infatti, che il Parco deve diventare quella grande risorsa per cui è stato istituito e non un ente distante e poco operoso.
Vanno liberate tutte quelle potenzialità che un territorio incluso in un Parco Nazionale può esprimere.
Ad oggi, nonostante l’immenso sforzo svolto anche dai dipendenti, la realtà è che l’intera struttura molto sottorganico ha accumulato ritardi di anni: ci sono oltre 10 milioni di euro di risorse ferme; esistono finanziamenti ottenuti e progetti già approvati pronti, ma fermi.
Si tratta di interventi di efficientamento energetico su immobili pubblici in tutti i Comuni e di progetti sulla mobilità sostenibile e sulla promozione turistica.
Azioni che innescherebbero benefici per le comunità che al momento giacciono ferme, con percezioni e ricadute negative sull’intero territorio e per la sua popolazione.
Altro tema particolarmente sentito è quello legato alla presenza di cinghiali: i cittadini segnalano la presenza di ungulati nei parchi pubblici e nei centri urbani, nelle campagne gli agricoltori lamentano danni alle colture e sulle strade si sfiorano incidenti in ogni momento.
Non basta dire che la presenza dei cinghiali è un problema in tutta Italia.
Non serve un approccio ideologico al problema, ma il Parco deve dotarsi di un piano di gestione del cinghiale come altri parchi nazionali e affrontare il problema che i cittadini avvertono.
Sono state stanziate le risorse per farlo e bisogna procedere.
Fermo restando che è nella stessa natura di un parco la tutela della fauna e che non è immaginabile un parco senza animali selvatici, non possiamo dimenticare che in un parco vanno tutelate anche le attività umane.
Per continuare c’è il tema della promozione turistica: il Parco può e deve diventare il fulcro di una sinergia ambientale e imprenditoriale in grado di rilanciare il territorio e le sue peculiarità e risorse.
Dopo il tempo delle promesse, che crediamo sia abbondantemente finito, il Parco non può continuare nella stagione dell’inerzia.
Ci sono enormi potenzialità: è il momento di sfruttarle“.