Potenza, il Classico è tra i 433 licei protagonisti di una notte speciale! I dettagli

La Notte Nazionale del Liceo Classico è arrivato alla sua quinta edizione.

Nata da un’idea del prof. Rocco Schembra, docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale (CT), sostenuta dal Ministero della Pubblica Istruzione, e introdotta dal brano inedito “Ti porterò a Pompei” del cantautore fiorentino Francesco Rainero, quest’anno si celebrerà oggi, dalle ore 18:00 alle ore 24:00 in 433 licei classici su tutto il territorio nazionale, rinnovando l’incanto della cultura classica coniugata col moderno, la cultura di un liceo “critico”, perché il grande frutto di questi studi è produrre spiriti critici.

Il Prof. Luca Rando ha così fatto sapere:

“Il Liceo Classico “Quinto Orazio Flacco” di Potenza vedrà i propri studenti prodursi in danze, canti, recitazioni, video, mostre, giochi che avranno come tema centrale il termine Xenos.

Nelle lingue indoeuropee, il termine che designa lo straniero contiene contemporaneamente in sé l’intero repertorio delle accezioni semantiche dell’alterità, e cioè il forestiero, l’estraneo, il nemico, lo strano, lo spaesante.

Tutto ciò che viene avvertito come “altro” rispetto a me, e col quale tuttavia istituisco un rapporto, viene condensato in un unico termine.

Una conferma dell’originaria indistinzione dei significati convergenti nella parola che indicava lo straniero può essere individuata nei termini impiegati rispettivamente in latino e in greco.

In latino hostis ed hospes derivano dalla stessa radice. Come hostis anche hospes indica in origine l’estraneo, ed è dunque sinonimo di hostis, e solo in seguito assume il significato di ciò che si pone come termine correlativo di hostis: di fronte allo “straniero” (hostis) io devo essere “ospite” (hospes).

Ma l’origine comune di questi due termini si conserva nella loro potenziale intercambiabilità, nel senso che colui che è hospes è sempre anche hostis, è sempre nella condizione di diventare egli stesso “straniero”, viandante, bisognoso di ospitalità.

Ciascuno di noi, dunque, è al tempo stesso ospite e straniero, in quanto l’alterità – in qualunque forma essa si manifesti – è
fondamentale per la definizione della nostra identità.

Anche in greco il termine xenos designa al tempo stesso lo straniero e l’ospite, senza che si dia alcuna possibilità di distinguere nettamente quale di questi due significati debba essere considerato prevalente sull’altro. Chi si presenta come “straniero” è immediatamente anche “ospite.

Il termine implicava un forte legame tra le due persone, che arrivava a considerare una colpa gravissima l’essere nemici nei confronti dello straniero.

Questo il tema, declinato dai nostri ragazzi in modi diversi: dalla danza, al canto, al teatro, al cortometraggio.

A volte il legame sembrerà sottile o addirittura mancante: non è così, non è mai così.

Ognuno di loro ha colto un aspetto, anche soltanto nel diventare corpi ospitanti di voci, di movenze, per accogliere in sé una parola altra, diversa, per farsene portavoce, per portare un messaggio.

È questo che succede quando diventiamo ospitanti, anche solo, ad esempio, del mondo antico.

Così i ragazzi porteranno nella Notte dell’11 gennaio movenze, suoni e voci (dalla straniera per eccellenza Medea all’esiliato Dante) con un messaggio importante, che è quello dell’incontro, dell’ascolto dell’altro”.